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FASCISMI SCONOSCIUTI
L’ANTISEMITISMO DELLA GUARDIA DI FERRO RUMENA:
MITO E MODELLO PER IL NEOFASCISMO ITALIANO
La legione dell’Arcangelo Michele fu creata in Romania il 24 giugno del 1927. Il suo fondatore, Corneliu Zelea Codreanu, aveva allora ventotto anni. Figlio di un professore di scuola media di origine polacca, il suo vero nome era Zelinski, e di madre per metà austro-tedesca, Codreanu, alla testa di uno sparuto gruppo, in gran parte composto da studenti o ex studenti dell’Università di Iasi, si decise a questo passo dopo aver militato nella Lega di difesa nazionale cristiana, una delle principali formazioni nazionaliste che rivendicavano la “Romania ai soli romeni”. Ancor prima aveva dato vita alla “Fratellanza della Croce”, rimasta confinata in ambito universitario. Fu vedendo, disse, in una sorta di illuminazione l’immagine di San Michele che ebbe la rivelazione della sua “missione” di liberare la Romania da tutto ciò che l’affliggeva: corruzione, affarismo e oppressione economica, portate dagli ebrei e dagli altri stranieri. Per quanto nelle sue stesse vene non scorresse puro sangue romeno, come l’Arcangelo anch’egli avrebbe brandito contro di loro una spada fiammeggiante per purificare il Paese.
In seno al movimento, nel 1930, come corpo armato fu costituita la Guardia di Ferro cui venne affidata l’esecuzione delle rappresaglie contro gli avversari e il “comunismo ebraico”.
La Legione e la Guardia di Ferro innervarono in Romania negli anni Trenta e Quaranta uno dei più feroci e sanguinari movimenti antisemiti che l’Europa abbia mai conosciuto, collaborando con i nazisti e praticando spaventosi pogrom.
Questa esperienza, con il suo fanatismo e i suoi storici dirigenti, rappresenta ancor oggi una specie di mito per il neofascismo internazionale. In particolare in Italia dove Forza nuova l’ha assunta come proprio riferimento.
ESTREMISMO NAZIONALISTICO E MISTICISMO
Nella Romania degli anni Venti l’80 % della popolazione era ancora composto da contadini che conducevano una vita miserabile su terre appartenenti a grandi proprietari. Il clero, di rito ortodosso, era parte integrante dello stesso mondo contadino, custode dei suoi costumi e delle sue tradizioni. L’industria, ancora di proporzioni ridotte, era invece in buona parte controllata dai capitali stranieri.
Nel Paese si era anche radicata da molti anni una forte ostilità nei confronti della popolazione di origine ebraica che costituiva l’ossatura della nascente classe media dedita agli affari e alle professioni, proveniente in parte dalla Russia, per sfuggire negli anni Ottanta del secolo precedente alle persecuzioni zariste, ma soprattutto cresciuta in territori, come la Bessarabia, la Transilvania e la Bucovina, un tempo sotto altre dominazioni (rispettivamente: ottomana, austriaca e ungherese), poi tornati nel 1919 alla Romania a seguito della prima guerra mondiale.
La casa reale, dal canto suo, discendente degli Hohenzollern, garantiva sul piano politico una sorta di regime pseudo parlamentare.
In questo contesto la Legione più che di un partito assunse le caratteristiche di un ordine religioso e di una formazione paramilitare, assorbendo in una combinazione inestricabile estremismo nazionalistico e misticismo. Si proclamò antiborghese, in opposizione alla scarsa borghesia esistente composta prevalentemente da ebrei. Per le stesse ragioni Codreanu dichiarò la propria avversione al capitalismo e all’industrialismo, che rischiava di accentuare la dipendenza della Romania dai gruppi stranieri e strappare i contadini alla loro terra e al loro modo di vita. Si oppose, per principio, anche al metodo democratico parlamentare, non concependo come potesse essere esercitato il potere da chi avesse ottenuto la maggioranza dei suffragi. Le idee “vere” e le idee “false” non potevano essere messe ai voti. In un regime democratico i politici necessariamente non potevano che essere dei demagoghi o strumento dei grandi interessi finanziari e capitalistici. La “verità” che doveva trionfare era il Cristianesimo e per “estirpare il male” e vincere “le forze delle tenebre”, costituite da ebrei, comunisti e borghesi, era consentito il ricorso alla violenza. Quasi un percorso di “Salvazione” della Romania attraverso un gigantesco bagno di sangue. Per questa via il movimento legionario giunse a praticare l’azione terroristica su larga scala, teorizzando la soppressione e la distruzione degli avversari. Innumerevoli furono le uccisioni, gli atti di vandalismo e i saccheggi dei negozi ebraici. Il 30 dicembre del 1933 tre legionari assassinarono addirittura il primo ministro Ion Duca, dopo l’emissione di un decreto di scioglimento dell’organizzazione. D’altro canto, lo stesso Codreanu, il 25 ottobre del 1924, ancor prima di dar vita alla Legione, aveva personalmente ucciso a rivoltellate il prefetto di polizia di Iasi che lo aveva in precedenza fatto arrestare. Episodi non meno brutali avvennero anche all’interno del movimento dove i “traditori” venivano puniti duramente. Grande impressione suscitò in questo senso l’eliminazione nel 1935 di Nicolae Stelescu che aveva abbandonato la Legione per fondare un’altra formazione. Fu abbattuto da un gruppo di legionari con decine di colpi di pistola.
LA “SQUADRA DELLA MORTE”
L’organizzazione si sviluppò attraverso una rete di piccoli gruppi, chiamati “nidi”, “cuib” in rumeno. Erano sufficienti tre elementi per costituirne uno. Le riunioni avvenivano di preferenza sui sagrati delle chiese con la partecipazione di un prete e secondo rituali che comprendevano canti corali, preghiere, marce in costume e processioni. Nelle manifestazioni non di rado gli aderenti alla Guardia di Ferro sfilavano in formazione riproducendo delle grandi croci viventi.
Venne adottato il saluto romano e come divisa fu scelta la camicia verde, al pari di altri movimenti fascisti europei, come le Croci frecciate ungheresi, quello fiammingo e le strutture paramilitari del partito salarazista in Portogallo.
Si registrarono anche adesioni significative sul piano intellettuale, tra le altre quelle di Emil Cioran, ritratto in alcune foto in divisa a fianco di Codreanu, e di Mircea Eliade, che fu anche eletto dalla Legione deputato in Parlamento.
La Legione e la Guardia di Ferro coltivarono ossessivamente un mistica della morte. Non vi era un solo canto in cui non la si esaltasse. Fu addirittura creata una “Squadra della morte”, comprendente uomini che volontariamente si erano offerti di morire per Codreanu, il capo indiscusso, chiamato il “Capitano” nel gergo interno della Legione.
Da 4200 nel 1945, i “cuib” raggiunsero il considerevole numero di 34 mila alla fine del 1937. E se nelle elezioni del giugno del 1931 la Legione non andò oltre il 2% dei voti, circa 30 mila, lì raddoppiò solo un anno dopo, riuscendo a entrare con cinque deputati in Parlamento. Nel 1933 le si impedì invece di partecipare alle elezioni. Fu ripetutamente sciolta. Ma si ricostituì sempre con altre denominazioni.
L’ASSASSINIO DI CODREANU
Codreanu si schierò apertamente a partire dal 1937 per un’alleanza con Hitler. “Io sono contro le democrazie occidentali” – dichiarò – “Quarantotto ore dopo la vittoria della Legione, la Romania sarà strettamente alleata a Roma e a Berlino”. Secondo alcuni storici nello stesso periodo affluirono nelle casse del movimento anche finanziamenti tedeschi. Solo un anno prima la Legione aveva inviato in Spagna alcuni suoi volontari per combattere nella “Crociata” di Franco. Ma fu dopo le elezioni alla fine del 1937 che la situazione precipitò. Il movimento fu sciolto di nuovo dopo aver inaspettatamente raggiunto il 16% dei voti, presentandosi con il nome di copertura di “Tutto per la Patria” e divenendo il terzo partito del Paese. Il re Carol II che dal 1930 aveva assunto la reggenza, effettuò infatti il 30 marzo del 1938 un colpo di Stato, proclamando la dittatura regia. Il partito da lui appoggiato era stato sconfitto, non essendo riuscito a raggiungere quel 40% dei voti che gli avrebbe assicurato per legge, come in passato, una schiacciante maggioranza parlamentare. Codreanu fu arrestato con centinaia dei suoi uomini. Accusato di attività terroristica, tentata insurrezione e attività spionistica a favore di una potenza straniera, fu condannato a dieci anni di lavori forzati da un tribunale militare. Ripresero quasi subito gli attentati contro gli ebrei accusati di aver spinto la repressione e gli assassinii mirati. Vennero colpiti un alto ufficiale e il rettore dell’università di Cluj. Una settimana più tardi, il 30 novembre del 1938, un comunicato ufficiale informava che Codreanu era stato abbattuto “mentre tentava di fuggire” insieme ad altri tredici dirigenti del movimento. In realtà furono strangolati e poi crivellati di colpi. I loro cadaveri furono gettati in una fossa comune vicino Bucarest. Migliaia di altri legionari furono di lì a poco spietatamente eliminati, dopo l’ennesimo agguato che portò alla morte, il 20 settembre 1939, del ministro degli interni Calinescu.
IL POGROM DI BUCAREST
L’ultima fase nella storia della Legione fu ancora più sanguinosa della prima. Re Carol II, sempre più in difficoltà fu costretto ad abdicare nel settembre del 1940, stretto tra la crescente influenza tedesca e l’Urss che, a seguito del patto Molotov-Ribbentrop si era anche annessa senza colpo ferire la Bessarabia e la Bucovina settentrionale. Si instaurò un regime militare, sempre più nell’orbita della Germania, guidato dal generale Ion Antonescu con l’appoggio della Legione.
Horia Sima, il successore di Codreanu venne chiamato a ricoprire il ruolo di vice primo ministro. Una coabitazione che durò poco. La Legione voleva infatti tutto il potere per sé. L’insurrezione della Guardia di Ferro scattò il 20 gennaio del 1941. Durò tre giorni fino a quando l’esercito riprese il controllo della capitale. La Germania, pur mantenendo strettissimi rapporti con la Guardia di Ferro tramite Otto von Bolschwing, il responsabile a Bucarest dell’Sd, il servizio di sicurezza nazista, si schierò dalla parte di Antonescu, più che altro interessata, alla vigilia dell’invasione dell’Urss, dell’aiuto che la Romania, ora alleata, avrebbe garantito in termini di divisioni militari ma soprattutto di rifornimento di materie prime, petrolio in particolare.
I legionari della Guardia di Ferro ebbero comunque tutto il tempo di compiere un’autentica carneficina. Un pogrom bestiale. Invasero le vie di Bucarest e irruppero nel quartiere ebraico, incendiando le sinagoghe, devastando e distruggendo. Al macello comunale vennero radunati centinaia di ebrei. Dopo aver simulato una cerimonia kosher molti di loro vennero trascinati al mattatoio, sgozzati e appesi ai ganci, come carcasse di animali, con la scritta al collo “carne ebrea”. “Li avevano scorticati vivi, a giudicare dalla quantità di sangue”, riferì in un suo telegramma l’ambasciatore degli Stati Uniti in Romania, menzionando tra i corpi anche una bambina di meno di cinque anni, appesa per i piedi. Altri, disse, erano stati decapitati.
Per un raggio di diversi chilometri si rinvennero i corpi degli ebrei assassinati dalla furia della Guardia di Ferro. Più di un centinaio furono ritrovati nudi il 24 gennaio a Banasea, sulla linea tra Bucarest e Ploiesti, altri ottanta sulla strada per Giurgiu. Un bilancio finale non si riuscì mai a stilarlo. Le fonti più attendibili parlarono di 630 morti e 400 scomparsi.
Horia Sima, protetto dalle Ss di Himmler, si salvò dalla repressione attuata dall’esercito di Antonescu. Fu ancora in seguito utilizzato in diverse “missioni speciali”, di cui lui stesso parlò nel dopoguerra, una delle quali a Varsavia, nell’agosto del 1944, a caccia di oppositori cattolici al tempo della rivolta della città.
I “CUIB” DI FORZA NUOVA
Le gesta della Legione e della Guardia di Ferro sembrerebbero in questi anni essere tornate di moda nell’universo del neofascismo europeo. In Italia, a cercare di farne rivivere lo spirito, il gruppo di Forza nuova. Nei suoi siti e nelle sue pubblicazioni ufficiali l’esaltazione di Corneliu Codreanu rimane una costante. Ma ancor di più, si tenta da questa esperienza del passato di trarre indicazioni ideali e organizzative anche per il presente. I nuclei di base di Forza nuova, al pari di quelli di un tempo della Legione, vengono ora chiamati “cuib”, annoverando anch’essi San Michele Arcangelo come proprio santo protettore. Forza nuova ha dichiarato, per altro, di essere stata fondata poco più di una decina di anni fa, nel giorno stesso di San Michele, il 29 settembre del 1997. Ma è l’insieme dell’organizzazione a connotarsi sempre più per un accentuato integralismo cattolico. I suoi gruppi dirigenti sono anche giunti a riunirsi scimmiottando antiche forme della tradizione monastica, al pari dei monaci-guerrieri della Guardia di Ferro.
Sul piano politico il tentativo di identificazione passa invece attraverso la spinta ad assumere, quanto meno a parole, connotazioni di tipo anticapitalista e antindustrialista. Dichiarazioni surreali collocate in un contesto della realtà italiana stravolta fino al punto di fare assomigliare il nostro Paese alla Romania degli Venti e Trenta. Agli ebrei, come minaccia, si sostituisce l’immigrazione extracomunitaria, la classe politica irrecuperabilmente corrotta” viene dipinta come percorsa e influenzata da oscure logge massoniche (cosa che non ha comunque impedito a Forza nuova di stringere accordi elettorali con i partiti di destra che la compongono), l’economia, infine, come dominata dai poteri forti del capitalismo internazionale che vedrebbe nei circoli sionisti americani il proprio fulcro.
E quando recentemente, a seguito di alcuni gravi fatti di cronaca, si sono registrate reazioni di tipo razzista, non solo di destra, nei confronti dei romeni, sul sito di Forza nuova è apparso tradotto in italiano il manifesto di un gruppo fascista denominato “Nova dreapta”, gemellato in Romania con Forza nuova. I responsabili dei crimini “non sono romeni, ma zingari”, questa la conclusione, con la foto di due famiglie: una di origine rom, con la pelle scura, povera e numerosa, l’altra bianca, pulita, con un bambino biondo sorridente, romena. Agghiacciante.
SAVERIO FERRARI
Milano, 11 gennaio 2007
materiali storici