Sono entrati in cinque. Con addosso anfibi, svastiche, borchie e quant’altro viene socialmente associato alla cultura nazi-fascista. Si sono diretti nelle classi frequentate dai giovani del collettivo 'Zero in kondotta', appartenenti anche al centro sociale autogestito 'Oltrefrontiera' di Villa San Martino.
Hanno approfittato del trambusto tipico della ricreazione per intrufolarsi senza farsi notare, confondendosi tra gli studenti di una classe che rientrava all’ora in istituto. Il blitz è avvenuto martedì 20 al liceo scientifico Marconi. ''Sono i soliti cinque naziskin — spiega il 17enne Amir, uno degli studenti presi di mira —. Sono entrati per insultarci e provocarci con il loro classico atteggiamento squadrista e, avanzando, hanno spintonato i ragazzini più piccoli. Qualcuno ha avvertito il preside, che li ha mandati via''.
Due giorni dopo, giovedì 22, i ragazzi vestiti da naziskin si sono ripresentati. Questa volta non sono entrati nell’istituto. ''Ci hanno aspettati all’uscita — continua Amir —, al termine delle lezioni. Alcuni studenti hanno avvertito il preside, che questa volta ha chiamato la polizia. Ma quando gli agenti sono arrivati i cinque se ne erano già andati''.
Nessuna aggressione fisica, di quelle giunte alla ribalta della cronaca la scorsa estate. Ma comunque un blitz di carattere politico, che testimonia la tensione tuttora esistente tra due precisi gruppi giovanili della nostra città. Perché i protagonisti sono sempre gli stessi: da una parte, alcuni ragazzi di ispirazione nazista e, dall’altra, i giovani dei centri politicamente schierati a sinistra, a partire dall’'Oltrefrontiera' e dal 'C’entro dentro' di Vismara. Tutte le aggressioni, con l’eccezione di una, risultano essere state perpetrate dai primi.
I ragazzi del collettivo 'Zero in kondotta' (che raccoglie studenti e lavoratori di sinistra) hanno distribuito nelle scuole pesaresi un volantino nel quale denunciano il blitz al Marconi. ''Non possiamo tollerare episodi di questo genere — è scritto nel volantino —: la scuola non è il posto per individui che diffondono odio e intolleranza bensì il luogo dove vivono studenti e professori, che fanno della diversità materia di arricchimento e interesse. Spazi così importanti, dove è primaria la formazione dei ragazzi, non possono accogliere silenziosamente le intrusioni e le minacce fasciste che rappresenterebbero un insulto a tutto ciò per cui ogni giorno dedichiamo energia e impegno. Non possiamo permettere che fascisti e xenofobi prendano spazio nelle nostre scuole perché ciò che vogliamo è una società libera, inclusiva e antifascista''.
Nel volantino, inoltre, si invita ''preside, professori e studenti a prendere posizione''. E il preside Gustavo Ferretti ha risposto ''autorizzandoci ad appendere striscioni contro il fascismo e il razzismo sulle pareti della scuola'', ha concluso Amir.
di
Patrizia Bartolucci
Fonte:
Ilrestodelcarlino
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