pubblicato il 24.05.09
Il fascismo è un brand ·
Immaginate i partiti politici come fossero corporation. Immaginate per un attimo che il fascismo, così come lo conosciamo, con i suoi simboli, i leader, il linguaggio, i significati, i sensi, la semantica (con la distorsione dei contenuti corretti), l'estetica, gli inni, i gesti, il look, e i modelli di comportamento che promuove e impone, sia un brand con un suo target, alcuni obiettivi precisi. Immaginate ora che il brand fascista serva a facilitare la vita a speculatori, banchieri, multinazionali senza responsabilità etiche e morali (perciò neppure giuridiche) che rispondono del loro operato solo di fronte agli azionisti (e spesso neppure a quelli). Serva a facilitare la vita a presidenti del consiglio che sono tali solo grazie all'assenza di una norma sul conflitto di interessi.
Immaginate che la politica italiana sia frutto di tanta comunicazione di massa, una immagine da sostenere, la gioventù in prima fila, l'ottimismo che cela la crisi, la crisi che favorisce defiscalizzazioni e incentivi per le grosse imprese mentre la gente fa la fame, il premier che denuncia un monopolio della stampa che lui possiede per tre quarti (il restante quarto invece segue quasi sempre le leggi dell'audience perchè è totalmente schiavo degli inserti pubblicitari), la descrizione di pluralismo e democrazia come cose fastidiose espressione di tutela di "caste" (quelle di sinistra) che si opporrebbero al coraggio di questo robin hood dei giorni nostri rappresentato da berlusconi assieme al suo governo, simboli e facce frutto di una sapiente campagna di marketing, valori da promuovere e tra tutti l'idea che senza alcuni uomini e alcuni "provvedimenti" precisi non si possa più vivere. Bisogni indotti attraverso una campagna di paura, fatta di pubblicità, titoli strombazzanti, facce lombrosiane in prima pagina. Tutto indica nemici, soluzioni, amici.
Si tratta di prodotti in vendita. Noi li acquistiamo, li votiamo, o ci opponiamo ad essi - o meglio - ai loro fantasmi, alle ombre che vediamo (ricordate il mito delle caverne di platone o pensate al fatto che spesso ci concentriamo sugli effetti senza individuare le cause), in questa pantomima della democrazia dove immaginiamo di aver assestato un colpo al fascismo se indichiamo come nostro nemico solo l'ultimo dei simboli conformisti dei quali si serve il capitalismo per regnare impunito sulle nostre teste.
Il fascismo è fatto di persuasione, è immagine "positiva" che nasconde repressione, censura del dissenso, abuso dei corpi che vuole perfetti, normati in senso estetico e pratico, piegati alla perfida logica del profitto, eterosessuati, pronti a procreare altri corpi il cui destino è segnato, da brevetti, copyright, su beni comuni, privatizzazione di tutto, compresa l'aria che respiriamo, la terra nella quale camminiamo e le modificazioni che del nostro corpo fa la biotecnologia. I corpi che produrremo diventeranno operai e consumatori. Corpi spremuti fino alla fine e schiacciati se non sono utili al mercato. Tutti i corpi che vendono qualcosa sono utili, compresi quelli dei disabili attorno ai quali si esplicita uno dei pezzi di economia più miserabili tra tutti: presìdi sanitari per tutti i gusti. Esiste perfino una estetica e una economia dello stupro (e della razza, lo sapete bene). Ecco perchè è necessario sottrarre i corpi dall'uso che ne viene fatto, dai governi, nelle televisioni, in pubblicità sessiste (eventualmente da affrontare con le pratiche della postpornografia) così come nelle nostre scelte affettive e sessuali.
Il fascismo si muove come qualunque corporation. Vende una immagine di se', usa la persuasione in chiave autarchica. Un simbolo, un logo, la svastica (che non a caso viene marchiata sui corpi nelle aggressioni fasciste) come mcdonald's, una divisa, una camicia, nera, verde, azzurra, purchè ricompatti il gruppo, un saluto, quello romano come la mano sul petto del dipendente di fast food, un inno, quello di mameli come la canzoncina motivazionale delle ditte call center. Non per niente i gruppi autarchici come forza nuova e gli altri di casapound insistono nella promozione di un modello - con il culto dell'immagine in simboli, gesti reiterati, atteggiamenti, modelli di comportamento, espressioni "artistiche" (il futurismo), cameratismi da stadio e bande nazirock - che diventa Nazi-Fashion [ne abbiamo parlato qui, qui, qui e ne ha parlato Fastidio qui].
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Il terreno sul quale combattere si sposta. Quello reale ma anche quello dell'immagine. Se non riusciamo a sovvertire, spogliare, ridicolizzare l'immagine attraverso la quale il fascismo si propone non riusciremo a svelare nulla (il razzismo, la cattiveria, la sete di dominio, l'egoismo) e a modificare di una virgola la politica del nostro paese. Sovvertire l'immagine per svelare la miseria del fascismo.
Subvertising e guerrilla marketing (oltre alla comunicazione in senso più ampio e all'informazione) possono essere armi di resistenza. Intanto alcuni strumenti per capire:
The Corporation [i video potete trovarli online anche su youtube divisi per parti, godetevi tutto e concentratevi soprattutto sulla parte che parla delle mani delle corporation sui bambini (la cui erotizzazione è affidata alle pubblicità) - la seconda parte di questo video e la prima di quest'altro]:
Shock Economy di Naomi Klein. Il libro
Il sesso del terrore, libro di Susan Faludi che spiega bene il ruolo della comunicazione post crollo delle due torri a New York per imporre machismi e fascismi sfruttando la paura.
No Logo, di Naomi Klein (il libro). Il video
L'Onda
Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt. Da leggere per avere memoria di quanto accaduto. Soprattutto per le parti che analizzano il rapporto tra economia, capitale, imperialismo e indottrinamento della massa.
Sorvegliare e punire, di Foucault.
La società dello spettacolo, di Guy Debord.
Teorie delle comunicazioni di massa, di DeFleur e Ball-Rokeach. Un libro che male sicuramente non fa.
Il Bon Ton dell'antifascista di Tiresi@.
Qualche testo (ne trovate in giro) di psicologia sociale, comportamentale e cognitiva. Serve sapere che le strategie di comunicazione usano la persuasione e si servono della psicologia per indurre comportamenti, produrre "pensieri" distorti che determinano l'azione di acquisto di un determinato prodotto o di voto di un determinato uomo politico. Parliamo della stessa psicologia che poi si propone la patologizzazione e la cura dei disagi (come per esempio i disturbi dell'alimentazione) che sono alimentati da esigenze di mercato (comprare dai fast food, mangiare, mangiare, mangiare merendine e roba surgelata per aderire ad un modello sociale che ci vede felici e perfetti).
Me ne verranno in mente altri. Se avete contributi e suggerimenti postate tra i commenti. Intanto qualche sito utile.
Subvertising.org. Il loro blog con dimostrazioni pratiche di sovversione.
De-tournement.
Una campagna ideata a partire da questi presupposti è Anna Adamolo. Guerriglieri della comunicazione - con l'invenzione di vere e proprie notizie, di personaggi e storie tutte ad uso e consumo della stampa - furono i Luther Blissett.
Donne (o anche gruppi misti) che si occupano o si sono occupate di comunicazione - con immagini, campagne, la totale invenzione di un brand (come è stato per Serpica Naro), con video - in chiave "sovversiva": Guerrillagirls, A/Matrix, Sexyshock, Comunicattive, Serpica Naro, Rosebud (che hanno sottotitolato un fantastico documentario sull'estremista di destra), altri che ora non ricordo (se li conoscete segnalateli tra i commenti) e ora proviamo a mettere su Antifascismo Viola (guardate i materiali già inseriti nel blog e quelli che saranno inseriti nei prossimi giorni), in chiave non sessista e non machista (serve la testa e non la *virilità*).
Il Workshop di Antifascismo Viola si farà il 22 e il 23 maggio nell'ambito del Ladyfest. Già oggi le compagne sono in giro per Roma con telecamere. Il mio contributo è una narrazione da proiettare in slideshow - dal titolo "Fallocrazia e corpi di servizio" - troppo pesante da pubblicare qui. Spero si possa trovare il modo di condivederla senza caricare troppo il server (se avete suggerimenti per la pubblicazione senza che l'upload abbia un limite di peso dite e sarò felice di mettere in share tutto quanto).
Ps: ricordate che ogni padrino si serve di una immagine e una cultura. Peppino Impastato riuscì a indebolire l'immagine del boss Tano Badalamenti chiamandolo "Don Tano Seduto" nelle trasmissioni di satira che faceva su Radio Out. In poco tempo i ragazzini per le strade di Cinisi iniziarono a schernire il boss chiamandolo con lo stesso nomignolo. Questo per il boss significava perdita del rispetto e dell'autorità che gli erano necessarie per incutere timore e tiranneggiare quel pezzo di popolo. Perciò le vie per la sconfitta del fascismo sono infinite.
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2009/05/22/il-fascismo-un-brand
documentazione
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