pubblicato il 4.08.10
E' morto Giovanni Ventura protagonista delle "trame nere" ·
E' morto Giovanni Ventura protagonista delle "trame nere"
Aveva 65 anni e viveva a Buenos Aires. Da tre anni soffriva di una forma di distrofia muscolare progressiva. Venne condannato e poi assolto con Franco Freda per la strage di piazza Fontana a Milano e ritenuto responsabile per una lunga serie di bombe sui treni. Editore neofascista, protagonista dagli anni Sessanta delle trame nere, era originario di Piombino Dese. L'ultima volta in Italia nel 2007, ai funerali del fratello
di Cristina Genesin
PADOVA. ? spirato, nel letto della sua casa di Buenos Aires, in Argentina. Giovanni Ventura dormiva, lunedì mattina, quando la morte lo ha sopraffatto. Accanto a lui, prima condannato e poi assolto per la strage di piazza Fontana, la seconda moglie e il figlioletto adottivo che lo hanno assistito nei tre anni della sofferta e dolorosa malattia, una forma di distrofia muscolare progressiva che ne aveva devastato il fisico atletico prima riducendo in carrozzella, poi costringendolo a vivere con la possibilità, ultimamente, di muovere soltanto gli occhi.
«L'odissea di mio fratello è durata vent'anni» ricorda commossa la sorella Mariangela Ventura, che vive e lavora a Castelfranco Veneto, il paese d'origine. Ma Giovanni, deceduto a 65 anni, era nato nel Padovano a Piombino Dese. E nella città del Santo era avvenuta la sua formazione politica che, dopo la laurea in Filosofia e l'adesione all'Azione Cattolica e al Movimento sociale, lo aveva convertito alla militanza nel movimento di estrema destra di ispirazione neonazista Ordine Nuovo, la cui cellula padovana era guidata da un piccolo editore, Franco Freda. Un editore conosciuto tra politica e lavoro: Ventura all'epoca gestiva la libreria «Ezzelino» sempre a Padova.
Era il 16 gennaio 1979 quando si era rifugiato in Argentina, all'epoca stretta nella morsa della dittatura comandata dal generale Videla: aveva eluso la sorveglianza della polizia ed era scappato da Catanzaro, dove aveva l'obbligo di risiedere, durante uno dei vari gradi di giudizio. «Aveva una limitazione territoriale, non era in carcere - ricostruisce la sorella Mariangela - Immediatamente individuato, fu arrestato su richiesta dell'autorità giudiziaria italiana e trascorse 6 anni in carcere nel paese sudamericano». Condannato e poi assolto per la strage di piazza Fontana che segnò l'avvio della cosiddetta «strategia della tensione», Giovanni Ventura fece dell'Argentina la sua nuova patria anche sotto il nuovo regime. E qui formò una famiglia, continuando a fare il libraio e gestendo con altri soci il ristorante-pizzeria «il Filò».
Nel frattempo era arrivata l'assoluzione definitiva da quella strage: Freda si era trasferito a Brindisi dove aveva ripreso il vecchio mestiere, Ventura aveva preferito restare oltreoceano.
Ieri pomeriggio si è svolto il funerale: è stata sepolto nella capitale argentina. Non tornerà in Italia, a Castelfranco, dove Ventura era venuto in visita, l'ultima volta, nel 2007 in occasione del funerale del fratello Angelo. Era già malato e si muoveva a fatica sulla sedia a rotelle.
Nel 2005 la Cassazione deposita le motivazioni dell'ultima sentenza sull'eccidio alla Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano di 36 anni prima: «...Il giudizio circa la responsabilità di Freda e Ventura in ordine alla strage di piazza Fontana non può che essere uno: la risposta è positiva...» scrivono i giudici. Venerdì una messa in suffragio nella chiesa della Pieve di Castelfranco.
(04 agosto 2010)
http://mattinopadova.gelocal.it/dettaglio/e-morto-lex-terrorista-nero-giovanni-ventura/2226681?ref=HRER2-1
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