"Franco, Francesco e Stefano. Morti per la libertà e per un'Italia migliore". ? Stata questa per 34 anni la targa commemorativa della strage di Acca Larentia affissa vicino all'ingresso dell'ex sezione dell'Msi al Tuscolano. Una targa posta nel '78 in memoria delle vittime, ma che ora è stata sostituita "a causa di una promessa non mantenuta". La dicitura recita "Franco Bigonzetti, 19 anni, Francesco Ciavatta, 18 anni, Stefano Recchioni, 20 anni. Assassinati dall'odio comunista e dai servi dello Stato. I camerati". A cambiarla i militanti dell'ex sede storica dell'Msi, ormai non più rappresentante di nessun partito. "Fini e il suo gruppo - ha spiegato Carlo Giannotta, responsabile della sede Autonoma - tra cui Gasparri e La Russa, fecero la promessa di una Italia migliore quando nel '78 misero la vecchia targa. Promessa poi non rispettata. Per questo noi l'abbiamo sostituita ed abbiamo specificato l'ideologia che ha assassinato quei tre ragazzi".
Il Campidoglio. Il sindaco Gianni Alemanno ha preso le distanze dalla nuova scritta: "E' corretto mantenere su queste lapidi la dicitura: Vittime della violenza politica". Secondo Alemanno "andare più nello specifico significa rischiare di ripercorrere una strada di carattere ideologico. Noi dobbiamo condannare a prescindere la violenza ideologica". Stamattina
l'assessore ai Lavori pubblici di Roma capitale Fabrizio Ghera, accompagnato tra gli altri dall'ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni e dal presidente della Commissione capitolina Cultura Federico Mollicone, ha deposto una corona d'alloro "Questo è il modo della città per ricordare i tragici fatti del '78 e i ragazzi uccisi dal commando terrorista - ha detto Ghera - Aldilà di ogni polemica è importante che questo sia un momento unificante e che il loro ricordo viva. Acca Larentia non fu uno scontro ma un attacco".
Davanti all'ingresso dell'ex sede del partito, dove ormai la vernice nera ha coperto del tutto i colori della fiammella dell'Msi e su cui sventola una bandiera nera con croce celtica bianca, sono tanti i mazzi di fiori deposti a firma 'i camerati' come anche una grande corona di alloro che svetta attaccata ad un muro su cui è dipinto un soldato romano ed una croce celtica.
Manifestazioni. Tutto intorno all'ex sezione del Movimento sociale, ora sede autonoma 'Acca Larentia', sono stati affissi manifesti che danno appuntamento alle 19 per un sit-in nel piazzale. Vicino all'ingresso campeggiano molte corone a firma 'I camerati', oltre a una bandiera nera con celtica bianca che sventola sopra un murales commemorativo. Intanto il centro di Palermo è stato tappezzato di scritte antifasciste. Nel capoluogo siciliano, oggi pomeriggio, i movimenti di destra scenderanno in piazza per un corteo unitario in ricordo delle vittime della strage. Un corteo, che partirà da Piazza Croci alle 17 e raggiungerà Piazza Verdi, è promosso da Giovane Italia, CasaPound Italia, Gioventù Italiana, Spazio Libero Cervantes e l'associazione TemerariaMente. E proprio sui muri del centro cittadino sono apparse le scritte: "Fascisti carogne", "10, 100, 1000 Acca Larentia".
Dolore e polemiche. "E' stato uno dei momenti più tragici della nostra città e tra l'altro è stata anche una strage che ha determinato un salto di livello nella violenza politica e nell'odio contrapposto di quegli anni", ha detto il sindaco Gianni Alemanno. "Mi auguro - ha aggiunto - che le celebrazioni di oggi si svolgano nel modo più composto possibile".
"In questa Italia senza cuore capita persino di sentir polemizzare su chi non c'è più. E davvero pochi possono comprendere la portata morale di un dolore che si rinnova per una comunità intera il 7 gennaio di ogni anno", scrive oggi sul suo blog, Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra.
"Ricordare la strage di Acca Larentia è un dovere. Non solo per chi ha sofferto politicamente quell'atto barbaro e ha pagato le conseguenze politiche di uno scontro esasperato, ma è un dovere dell'intera comunità nazionale". Lo dichiara il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino convinto che "una Nazione non esiste se non ha memoria e un popolo non è tale se non sa ricordare e riflettere sui mali del passato".
E Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, punta il dito sulla magistratura: "Ci sono molti elementi di indagine che potrebbero portare alla piena verità. Ma, tra i magistrati, possibile che nessuno - domanda - voglia far luce su quella strage, anche se avremmo voluto la verità allora e non a decenni di distanza?".
Fonte:
Repubblica
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