pubblicato il 30.03.15
Bergamo, rom ucciso nel camper: "L'ex parà fu mosso dal suo odio razzista per i nomadi" ·
Il pm ha contestato l'aggravante dell'odio razziale, insieme con quella dei futili motivi, a Roberto Costelli. Che ha fatto trovare nel camino di casa la pistola utilizzata per ammazzare Roberto Pantic
BERGAMO - Anche quando, di fronte alle prove e agli indizi che lo indicavano come l'assassino del rom ucciso da un colpo di pistola a Calcio (Bergamo), aveva ammesso le proprie responsabilità di fronte agli inquirenti, Roberto Costelli aveva aggiunto: "Non sono un razzista, li ho uccisi perché sporcavano". Una versione a cui evidentemente non ha creduto il pubblico ministero Carmen Pugliese, che ha invece deciso di contestare all'ex parà l'aggravante dell'odio razziale, insieme con quella dei futili motivi.
Alla base della decisione del magistrato anche gli insulti e le minacce rivolte dal 39enne ex parà bergamasco a nomadi e stranieri sui social network: "La motivazione che Costelli ha fornito per il suo gesto è incredibile, lascia sbalorditi - ha spiegato il magistrato - E il suo profilo Facebook richiama spesso al disprezzo per i nomadi. Entrambi i camper, su cui dormivano dieci bambini, sono stati colpiti dai proiettili: poteva essere una strage". Ancora più duro il procuratore Francesco Dettori: "Quest'uomo si è dichiarato un ecologista, un amante della natura: voleva ripulire il mondo dagli zingari".
Uccise un rom nella sua roulotte, i carabinieri trovano armi e droga in casa
Intanto trova posto anche l'ultimo tassello mancante al puzzle delle prove con cui gli inquirenti hanno incastrato Costelli: la corrispondenza fra una delle due pistole che l'uomo regolarmente deteneva in casa e i bossoli raccolti sul luogo del delitto. Il colpo che ha ucciso Roberto Pantic e gli altri sei proiettili esplosi contro i due camper in cui il rom dormiva assieme alla moglie e ai suoi dieci figli sono stati sparati dal revolver Taurus 357 che Costelli, in un primo momento, aveva rifiutato di consegnare agli inquirenti, sostendo che l'arma gli fosse stata rubata.
Sotto le pressioni dei carabinieri, che gli avevano fatto notare che non esisteva nessuna denuncia di furto, l'ex parà aveva fatto ritrovare la pistola nascosta nel camino di casa. Un gesto comunque importante, che ha contribuito a togliere le ultime ombre sul caso: "Senza le indicazioni di Costelli - ha spiegato il colonnello dei carabinieri Antonio Bandiera - sarebbe stato molto difficile recuperare l'arma, anche con l'aiuto dei cani addestrati".
La dinamica di quello che è successo la notte tra il 21 e il 22 febbraio scorsi sembra ormai chiarita. Roberto Costelli va prima a una festa di Carnevale con gli amici in un locale di Calcio, portando in auto una delle due pistole che deteneva per uso sportivo. Dopo aver bevuto e fumato marijuana, l'uomo va al campo poco distante su cui erano accampati i Pantic: marito, moglie e dieci figli, tutti senza precedenti penali di rilievo. Forse una storia insignificante di vecchie sedie di legno rubate da uno scantinato per fare un falò, forse odio e razzismo spingono Costelli a scendere dall'auto e, sotto la pioggia, a sparare contro i camper con la famiglia addormentata.
Sei dei sette colpi esplosi raggiungono le roulotte. E uno colpisce alla nuca nel sonno il capofamiglia. Inutile la corsa all'ospedale, dove Pantic arriva morto. Da quel momento parte il lavoro degli inquirenti, che attraverso l'analisi del traffico delle celle telefoniche arrivano a Costelli. Una perquisizione in casa sua fa rinvenire 13 piante di marijuana e 17 chili di droga, oltre a una sola delle due pistole che l'uomo avrebbe dovuto possedere. La sera stessa, la confessione.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/03/27/news/bergamo_rom_ucciso_nel_camper_l_ex_para_fu_mosso_dal_suo_odio_razzista_per_i_nomadi_-110615791/
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