Nell'anniversario dell'unità del Paese, 26 anni fa, la folla grida "traditori" a Merkel e Gauck. E non mancano le bandiere del Terzo Reich
DRESDA - Il nome della band sembra simbolico, "Fahrenheit". A pochi metri il clima è da rogo dei libri. Due palchi, due mondi. Il gruppo ispirato al romanzo di Bradbury suona canzoni indie sotto una pioggia battente e un pubblico piuttosto rado. Ma nelle pause si sentono i fischi e le urla della folla di Pegida, lontana un centinaio di metri. Nel ventiseiesimo anniversario della Riunificazione, Dresda è sotto assedio.
Tra i manifestanti che hanno rovinato la festa nazionale inseguendo Angela Merkel e il presidente della Repubblica, Joachim Gauck con insulti e slogan xenofobi, c'è persino chi farebbe rivoltare Bertolt Brecht nella tomba. "Il governo adesso vuole scegliersi il suo popolo" si legge su un cartello del movimento anti islamico sventolato dietro al codazzo di scorta alla cancelliera.
Dopo il massacro del '53, quando i carri armati sovietici spararono sulla folla a Berlino, Brecht scrisse sarcastico che per il regime della Germania est sarebbe stato più semplice, forse "sciogliere il popolo e sceglierne un altro". Un esempio tipico del vittimismo del popolo di Pegida e anche della tendenza ad appropriarsi di retaggi culturali lontanissimi dal loro criptonazismo. Le manifestazioni si svolgono ad esempio di lunedì perché ricordano quelle della rivoluzione pacifica del 1989 che potrò alla caduta di un regime totalitario, quello della Germania est.
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Quando dal palco di Pegida, ore dopo le celebrazioni, uno degli organizzatori grida "traditori" a Merkel e Gauck. Helmut Schindler, prepensionato 57enne ci spiega gridando che la cancelliera "sta distruggendo la Germania e il popolo tedesco invece di fare la pace con la Russia". Poi, con un salto logico piuttosto strambo osserva che "la Repubblica federale non esiste", che "la costituzione è carta straccia" e che bisogna "tornare ai confini del 1937". E la Polonia, chiediamo? "Beh almeno si apra una discussione". Certo, l'ultima volta era andata bene, del resto.
È un caso che per le celebrazioni del 3 ottobre sia capitato quest'anno il capoluogo sassone, ma il crescendo di episodi razzisti e attacchi xenofobi cui si è assistito negli ultimi giorni e il gran finale degli insulti pesanti con cui sono stati accolti stamane Merkel e Gauck, non sono affatto casuali. Gli estremisti di destra, Pegida e Afd hanno chiaramente approfittato della coincidenza della festa nazionale per mettersi in vetrina. Inutili i richiami della cancelliera, che ha espresso l'auspicio "che riusciamo a risolvere questi problemi insieme, nel rispetto reciproco, nell'accettazione della pluralità di opinioni politiche molto diverse tra di loro e che riusciamo a trovare soluzioni".
I politici hanno celebrato l'anniversario barricati per tutta la mattina nella Semperoper, con centinaia di manifestanti fuori che li hanno fischiati ininterrottamente - i discorsi sono stati trasmessi su un maxischermo sulla piazza antistante - e hanno condito le loro parole con i soliti slogan: "Merkel deve andarsene", "traditori del popolo", "stampa bugiarda", ma anche "Orban, Orban". A margine delle celebrazioni la cancelliera è andata a trovare la famiglia dell'imam Hamza Turan: il 26 settembre la moschea è stata colpita da una bomba che fortunatamente non ha fatto vittime ma che è sembrata già un sinistro presagio. Poi la bomba trovata sotto ad un ponte e le tre automobili della polizia incendiate nel fine settimana.
Anche il sindaco, Dirk Hilbert, è stato riempito di insulti domenica, mentre incontrava a comunità musulmana. A margine delle celebrazioni alla Semperoper, ci spiega che "non sono spaventato da Pegida o dall'Afd, i populismi sono in crescita ovunque". Sdrammatizza, insomma. Ammette però che "la cosa che mi spaventa è lo sdoganamento di un certo tipo di termini, di frasi razziste. Ora si sentono per strada cose che nessuno si sarebbe mai sognato di dire ad alta voce, neanche in famiglia". Già.
Pegida, che di questo imbarbarimento approfitta enormemente, il movimento xenofobo e anti islamico che ormai attirava soltanto qualche centinaio di duri e puri alle manifestazioni del lunedì, oggi è in grande spolvero. E' tornato dal suo esilio a Tenerife persino il fondatore, Lutz Bachmann. Dopo le celebrazioni ufficiali, nel pomeriggio hanno sfilato in migliaia dalla stazione centrale fino al palco allestito dietro la Frauenkirche, scandendo il solito repertorio. Bachmann si è lamentato in apertura del "Merkelwetter", del "meteo da Merkel" e giù insulti. Ma tra le numerosissime bandiere tedesche, qualche stendardo del Reich e qualche runa, si mescolano anche degli insospettabili.
Steffen Fuerster è un pensionato di Meissen, fino al 2004 era iscritto alla Spd, militava per il partito socialdemocratico. Adesso distribuisce volantini dell'Afd. "Io lavoravo all'ufficio immigrazione della mia città, conosco bene la legge". Fuerster si definisce un moderato, liquida le teste rasate intorno a noi con le bandiere del Terzo Reich con un gesto della mano: "Sono ragazzini esaltati, io e mia moglie siamo sinceri democratici. E le dico una cosa: è Merkel a non essere democratica. Ha chiesto al parlamento di ratificare la sua politica delle porte aperte ai profughi? Mai. E ha chiesto agli altri paesi europei se erano d’accordo? Lo dico anche per voi italiani: Merkel sta distruggendo la Germania e l’Europa. E se non la smette, prima o poi qui nel nostro Paese ci sarà la guerra civile”.
http://www.repubblica.it/esteri/2016/10/03/news/dresda_manifestazione-149040990/
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