pubblicato il 26.06.18
In Ucraina i fascisti ammazzano i rom, ma l’Unione Europea tace ·
Secondo un report dell’Onu i gruppi di estrema destra si sarebbero macchiati negli ultimi due mesi di 25 atti di violenza sessuale, di raid e pogrom contro minoranze musulmane, rom ed individui Lgbtqi oltre ad aver sequestrato, un cittadino brasiliano, Rafael Lusvargi, accusato di aver combattuto nelle file delle «repubbliche ribelli» del Donbass
Piccoli neonazisti crescono. Sì, perché secondo quanto la polizia, che ne arrestati 7, gli autori del pogrom anti-rom a Leopoli di sabato notte erano ragazzini tra i 16 e i 17 anni.
QUESTO ATTACCO è il più grave tra quelli che hanno infestato l’Ucraina negli ultimi due mesi a questa parte e ha portato all’uccisione di un uomo e al ferimento di 4 persone tra cui un bambino di 10 anni. I minorenni, aderenti al gruppo Misanthropic Division che rivendica apertamente ideologia e gesta del nazismo, sono penetrati in un campo rom alla periferia della capitale dell’Ucraina occidentale colpendo con asce e coltelli chiunque gli si ponesse di fronte. Gli arrestati si sono autodefiniti degli «operatori ecologici» addetti a ripulire la città da zingari, omosessuali e tossicodipendenti.
«PURTROPPO una parte dell’opinione pubblica cittadina supporta questi raid contro i nomadi considerati ladri e rapitori di bambini» sostiene l’attivista dei diritti umani di Leopoli Viktoria Balizkaya, la quale afferma anche di temere che presto grazie alle simpatie diffuse che godono, questi personaggi torneranno presto liberi. «Del resto questa è la città che solo qualche mese fa ha ospitato una manifestazione in ricordo delle SS Waffen Galicina» scuote la testa affranta Viktoria.
LA NOTIZIA HA CONQUISTATO i titoli di testa dei telegiornali ucraini e l’esecrazione di un potere politico finora colluso con i gruppi neofascisti ucraini. Ma ciò sembra non essere servito a nulla, se ancora la notte scorsa a Odessa si è ripetuto un altro pogrom anti-rom che ha portato al ferimento di 11 persone.
E MENTRE LE AUTORITÀ ucraine nicchiano e quelle dell’Ue girano la testa dall’altra parte, ci ha pensato l’Onu con un dossier sulle violenze in Ucraina pubblicato il 20 giugno a denunciare la situazione nel paese slavo. Secondo il materiale raccolto dagli osservatori dell’Onu i gruppi di estrema destra si sarebbero macchiati negli ultimi due mesi di 25 atti di violenza sessuale, di raid e pogrom contro minoranze musulmane, rom ed individui Lgbtqi oltre ad aver sequestrato, un cittadino brasiliano, Rafael Lusvargi, accusato di aver combattuto nelle file delle «repubbliche ribelli» del Donbass. E ha denunciato che «membri dei battaglioni volontari accusati di aver commesso crimini contro la popolazione civile spesso vengono rilasciati dalla custodia durante il processo».
http://www.osservatoriorepressione.info/ucraina-fascisti-ammazzano-rom-lunione-europea-tace/
Pogrom nazista contro un campo rom alla periferia di Kiev
Ucraina . Per il compleanno di Hitler il gruppo S14 ha «ripulito dalla spazzatura» la collina Lysa Hora. Deportati dalle autorità ucraine, «per la loro incolumità», alcuni anche a piedi, fin nei Carpazi i 150 rom rifugiatisi in una vicina stazione ferroviaria
26.4.2018
Un pogrom in piena regola quello consumatosi appena fuori Kiev la notte tra il 20 e il 21 aprile. Il famigerato gruppo neonazista ucraino S14 ha scelto l’anniversario della nascita di Adolf Hitler per penetrare dentro un campo Rom sulla collina di Lysa Hora (Monte Calvo) e terrorizzare i suoi abitanti.
I criminali, armati di pistole, spranghe, coltelli, gas urticanti hanno messo a sacco il campo, bruciato tende e roulotte, ferito uomini, donne e bambini. Alcune persone della comunità sono state ricoverate in ospedale, tra cui 4 bambini, con profonde ferite procurate da armi da taglio. Sono stati esplosi anche alcuni colpi di arma da fuoco, fortunatamente non andati a segno.
S14 ha persino rivendicato l’azione sulla sua pagina Facebook e ha promesso altre azioni dimostrative per la prossima settimana contro «gay, femministe e militanti di sinistra». La banda, che si richiama alle gesta del leader fascista Stepan Bandera durante la seconda guerra mondiale, non è purtroppo nuova a simili azioni. S14 ha al suo attivo una lunga scia di assalti contro discoteche Lgbt, associazioni ebraiche e dei diritti umani. Lo scorso 8 marzo il gruppo ha attaccato la manifestazione femminista nella capitale ucraina e minacciato di morte Elena Shevcenko, leader del movimento Lgbt in Ucraina e i giornalisti presenti.
L’evidente complicità nella vicenda della polizia municipale, la quale da sempre copre le scorribande di S14 e di altri gruppi di estrema destra, però è persino più agghiacciante. Quando il 21 aprile sono iniziate a circolare le prime voci sul pogrom di Lysa Hora, il capo della polizia di Kiev, Andrey Krishchenko, ha dichiarato a Depo Kiev che «i rom non hanno ragione di lamentarsi di presunti pogrom. Alcuni cittadini si sono semplicemente assunti il compito di bruciare la spazzatura che si trovava nel campo rom e che rischiava di rovinare una collina considerata parco naturale dalle autorità. I rom presenti in città per festeggiare la Resurrezione sono stati poi accompagnati alla stazione per far rientro nelle loro realtà».
Il giorno successivo la polizia aggiustava il tiro riconoscendo che l’azione era avvenuta «ma solo quando l’accampamento era ormai deserto». I giornali ucraini riprendevano le dichiarazioni della polizia e parlavano «di presunte azioni di nazionalisti per liberare la zona dai rifiuti». Ma l’altro ieri la verità è venuta a galla.
In rete veniva diffuso un video in cui si vedevano i nazisti attaccare il campo mentre alcuni poliziotti osservavano quanto avveniva senza intervenire. E le responsabilità della polizia – come denuncia Amnesty International nel suo comunicato – sono ancora più pesanti per quanto accadeva nelle ore successive.
Ai rom, circa 150 persone, rifugiatesi nella stazione ferroviaria della capitale veniva imposta – con lo stratagemma di garantire la loro incolumità – la deportazione in alcune località dei Carpazi, a oltre 500 chilometri da Kiev. Tuttavia le autorità garantivano solo un numero limitato di biglietti ferroviari cosicché un gruppo di persone, tra cui donne e bambini, erano costrette ad avviarsi con mezzi di fortuna, e perfino a piedi, verso le località indicate.
Purtroppo questo è solo l’ultimo caso di persecuzione dei rom nell’Ucraina di Poroshenko. Nel 2012 mentre il Paese ospitava gli Europei di calcio, era stato dato alle fiamme, a Bereznyaki, un campo nomadi da un gruppo neofascista. Nel 2016, vicino a Odessa, era stata poi bruciata una tendopoli di rom, dove trovava la morte, per le gravi ustioni, una ragazzina.
Anche nel 2017, sempre vicino a Kiev, si è assistito a un pogrom contro un acquartieramento di roulotte dove vivevano 180 nomadi.
Il clima in Ucraina si fa sempre più pesante per tutte le minoranze e per chi difende strenuamente i pochi diritti democratici ancora esistenti. Ormai da mesi il gruppo neofascista NazKorp, composta da veterani del tristemente noto Battaglione Azov, pattuglia le strade delle città ucraine con i suoi vigilantes che hanno ottenuto l’avvallo del ministero degli Interni.
Forse sarebbe ora che a Bruxelles si aprissero gli occhi sul degrado politico e morale di un Paese che si fregia di essere associato all’Unione Europea. Prima che sia troppo tardi.
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