pubblicato il 18.01.19
Taranto, prete fan di Mussolini e contro l’accoglienza dei migranti gestirà uno Sprar: ha vinto un bando da oltre un milione di euro ·
Taranto, prete fan di Mussolini e contro l’accoglienza dei migranti gestirà uno Sprar: ha vinto un bando da oltre un milione di euro
Don Luigi Larizza, parroco del Sacro Cuore di Taranto e presidente della cooperativa "Giovanni Paolo II", ha vinto la gara del Comune. In passato, però, aveva accusato i sacerdoti di accogliere in cambio di denaro, oltre a denunciare "l'invasione dei musulmani" e a proporre una messa per il Duce. Ilfattoquotidiano.it ha provato più volte a contattarlo senza ricevere risposta
18 Gennaio 2019
Ha insultato migranti e chi li accoglieva e ora si prepara a gestire un centro. Ha suscitato l’imbarazzo della Curia per una messa in suffragio di Benito Mussolini, ha presenziato a dirette televisive nazionali per denunciare “l’invasione” dei musulmani in Italia e ora è pronto per avviare un progetto di accoglienza e integrazione di rifugiati. Il protagonista non è un esponente della Lega e nemmeno della destra tarantina, ma una sacerdote: si chiama don Luigi Larizza, ed è parroco del Sacro Cuore di Taranto e presidente della cooperativa “Giovanni Paolo II” che ha vinto la gara indetta dal comune di Taranto per gestire lo Sprar, il Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Una gara da 1 milione e 200mila euro.
Qualcosa dev’essere cambiato nella testa e nel cuore di del sacerdote notoriamente vicino ai movimenti dell’estrema destra tarantina e soprattutto grande nemico dei migranti. Ilfattoquotidiano.it ha provato più volte a contattare don Luigi senza però ottenere alcuna risposta. Il sacerdote tarantino non è mai stato tenero con tutti i protagonisti del mondo dell’accoglienza, anzi. Il profilo social trasuda di post a vetriolo. “Questa è la civiltà predicata dal Corano: stuprare una miscredente non è peccato… sarebbe bello se, venendo in Italia, tra queste ragazze ci fosse anche la grandissima Boldrini“, scrisse diversi mesi fa, salvo poi cancellare. Ma è solo uno dei post pubblicati sul profilo in cui si definisce un “operaio nella vigna del Signore“. Uno di questi, anche questo cancellato poco dopo, lo fecero balzare agli onori della cronaca nazionale: pochi giorni dopo un episodio avvenuto a Napoli nel quale due immigrati impedirono alle forze dell’ordine di eseguire un arresto, scrisse che sarebbe stato opportuno sparare. Parole che scatenarono una bufera costringendolo a ridimensionare: “Non ho mai incitato a sparare sui migranti. Evidentemente – spiegò a un quotidiano cattolico – chi riporta queste cose non sa o non vuole leggere bene”. Posizioni talmente estreme da costringere il vescovo di Taranto a prendere le distanze pubblicamente: “Don Luigi – scrisse tempo fa il pastore della chiesa ionica – è stato più volte invitato a prendere posizioni più equilibrate e stemperare i modi, specie per non rovinare i rapporti con i rappresentanti della comunità islamica di Taranto” e “don Luigi sbaglia, non ci sono poveri bianchi che vengono prima e poveri neri che vengono dopo”.
Nel 2016 era pronto a celebrare una messa in suffragio di Benito Mussolini: l’iniziativa, organizzata da “i missini di terra ionica”, era stata pubblicizzata con veri e propri manifesti funebri in tutta la città. Dopo le notizie apparse sulla stampa locale l’arcivescovo Santoro, fu costretto ancora a una volta a intervenire: prima la Curia fece sapere che la messa era stata richiesta per “Benito e Giovanni” senza specificare i cognomi e quindi l’identità dei defunti e poi annunciò che la messa in era stata annullata.
Il religioso fu anche protagonista di un duro scontro ripreso dalle telecamere: accusò l’ex sindaco di Taranto Ippazio Stefano di aver portato i cornetti agli immigrati e di aver trascurati le famiglie bisognose della città. Anche i sacerdoti sono diventati bersagli delle sue esternazioni: tutti accusati di praticare l’accoglienza in cambio di denaro. Ora però nel “business dell’accoglienza” è entrato anche lui. E a pieno titolo. A lui ai soci della cooperativa, però, toccherà accogliere e gestire i servizi dopo aver sbaragliato i concorrenti: alla proposta del Comune, infatti, avevano risposto l’associazione Salam Ong, la MediHospes, la indaco Service e un raggruppamento temporaneo di imprese composto dal consorzio Aretè e dal consorzio “gruppo luoghi comuni”.
Tutte, a eccezione della Giovanni Paolo II, sono state escluse dalla commissione giudicatrice in fase di selezione e quindi ha ottenuto l’aggiudicazione definitiva. Eppure l’assessore comunale Simona Scarpati frena: “Stiamo valutando alla luce delle nuove disposizioni introdotte dal decreto legge sicurezza come attuare la gestione dello Sprar, ma io come assessore non posso e non devo entrare nel merito di una gara tecnica che è stata svolta da una commissione”. Il dl Sicurezza, infatti, prevede che il Servizio Sprar possa essere solo coloro che sono già in possesso di una forma di protezione ed esclude chiaramente i richiedenti asilo: “Qui a Taranto – ha spiegato Scarpati – in realtà sono pochissimi coloro che sono già in possesso di una forma di protezione: stiamo valutando quindi come procedere per la effettiva attivazione del servizio“.
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