pubblicato il 24.01.20
Antisemitismo, compare la scritta “Qui ebrei” sulla porta di casa del figlio di una partigiana deportata nei campi di sterminio ·
La scritta è comparsa sulla porta della casa dove la partigiana Lidia Beccaria Rolfi ha vissuto fino alla morte, nel 1996: la via dove sorge la casa è stata intitolata alla sua memoria pochi anni fa, ma la sua famiglia Rolfi non è di origine ebraica
24 Gennaio 2020
“Juden hier”, cioé “Qui ci sono ebrei”: la scritta antisemita che marchiava le abitazioni durante il nazismo è comparsa stanotte sulla porta di casa di Aldo Rolfi, figlio della Lidia Beccaria Rolfi, a Mondovì, in provincia di Cuneo. Con la vernice nera è stato tracciato il messaggio in tedesco e la stella di Davide, ma la famiglia Rolfi non è di origine ebraica: Lidia, staffetta partigiana, è stata deportata a Ravensbruck nel 1944. I proprietari dell’abitazione hanno denunciato l’episodio ai carabinieri: il figlio Aldo ha diffuso le foto in un post su Facebook. Sull’episodio, accaduto pochi giorni prima delle celebrazioni per la Giornata della Memoria, Indaga anche la Digos di Cuneo.
Lidia Beccaria è nata nel 1925 a Mondovì: diplomata alle magistrali, è entrata nella Resistenza con il nome di battaglia di “maestrina Rossana”. Il 13 aprile del 1944 viene arrestata dai fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana e consegnata alla Gestapo. Deportata nel campo di concentramento nazista di Ravensbrück, al suo ritorno, ha raccontato gli orrori dei lager in “Le donne di Ravensbrück”, prima opera in italiano sulla deportazione femminile. Nel ’97 uscì postumo “Il futuro spezzato,” un saggio sull’infanzia durante la dittatura, con l’introduzione di Primo Levi. La scritta è comparsa sulla porta della casa dove la partigiana ha vissuto fino alla morte, nel 1996: la via dove sorge la casa è stata intitolata alla sua memoria pochi anni fa.
“Ho attraversato questa porta molte volte. Ci abitava la mia amica Lidia Beccaria Rolfi – ha scritto su Facebook Bruno Maida, ricercatore di storia contemporanea all’università di Torino – Oggi ci abita Aldo suo figlio. La scritta è apparsa oggi, dopo che Aldo è intervenuto su un giornale locale per ricordare sua madre”. Ieri infatti sul settimanale Provincia Granda era apparso un articolo in cui Rolfi parlava del crescere di sentimenti antisemiti: “L’emergenza odio è colossale, palpabile in tutti i campi. La mente torna a notti buie e vergognose della nostra Storia recente”. Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, lo ha definito “un segnale gravissimo di intolleranza e provocazione proprio nei giorni in cui ricordiamo la Shoah”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/01/24/antisemitismo-compare-la-scritta-qui-ebrei-sulla-porta-di-casa-del-figlio-di-una-partigiana-internata-nei-campi-di-sterminio/5683938/
Mondovì, scrivono "Qui c'è un ebreo" sulla porta del figlio di una deportata
L'uomo aveva ricordato su un giornale locale la madre, Lidia Beccaria Rolfi, che era stata imprigionata a Ravensbruck come politica. Il figlio: "Si è creato un clima e questi sono gli effetti". La ministra Azzolina: "Sono turbata, si è passato il limite".
24 gennaio 2020
La scritta apparsa sulla porta dell'abitazione di Mondovì, nel Cuneese
Una scritta antisemita è comparsa a Mondovì, in provincia di Cuneo, a poche ore dal Giorno della Memoria. Sulla porta dell’abitazione di Lidia Beccaria Rolfi, staffetta partigiana, deportata a Ravensbruck come politica, ma testimone dell'Olocausto, qualcuno ha pensato di vergare le parole "Juden hier", qui abita un ebreo, e una stella di David come quelle usate dai nazisti per identificare gli ebrei. Una frase che riecheggia quelle usate dai nazisti durante i rastrellamenti, in Italia quanto in Germania, per deportare gli ebrei.
Nella casa di Lidia Beccaria Rolfi, morta nel 1996, abita oggi il figlio Aldo che ha già sporto denuncia contro ignoti. "È inquietante quello che è successo questa notte. Non c'è altro modo per commentare - dice il figlio - Ieri è uscito un articolo dove ho fatto alcune riflessioni e riportato frasi di interviste di mia madre e questo è il risultato. Mi sembra il segno tangibile di un clima che si è creato e questi sono gli effetti". Sulla "Provincia Granda" Aldo Rolfi aveva scritto tra l'altro: "L'emergenza odio è colossale, palpabile in tutti i campi. La mente torna a notti buie e vergognose della nostra Storia recente".
"Ho attraversato questa porta molte volte. La scritta è apparsa oggi, dopo che Aldo è intervenuto su un giornale locale per ricordare sua madre. Al di là della patente ignoranza - Lidia è stata una deportata politica - è uno dei molti segnali che ci dovrebbero fare alzare la voce per ricordare a tutti che essere antifascisti è il primo dovere della memoria che abbiamo" commenta lo storico Bruno Maida che con Lidia Rolfi ha scirtto diversi libri sulla deportazione. "Mi sembra un gesto molto grave tanto più nella dimensione di Mondovì e per il ruolo di Lidia".
Si definisce "profondamente turbata" la ministra della Scuola, Lucia Azzolina, che spiega a Repubblica: "Quella scritta - dice - è un atto vergognoso. Con questo episodio a mio avviso si è superato il limite. Mi aspetto che la condanna sia unanime perché il vero pericolo è l’indifferenza. Bisogna schierarsi sempre senza esitazione. La scuola italiana è da sempre scudo contro le manifestazioni di odio e discriminazione. E continuerà ad esserlo".
Indignato anche il sindaco di Mondovì, Paolo Adriano:"E' un atto gravissimo che, da sindaco e da uomo, condanno fermamente. Un fatto vergognoso che offende ed indigna Mondovì, città medaglia di bronzo al valor militare nella guerra di Liberazione, e tutti i monregalesi. Ci stiamo organizzando per rispondere con un'apertura straordinaria della sinagoga di Mondovì. In attesa che vengano concluse le indagini per individuare e assicurare alla giustizia i responsabili del gesto - conclude il sindaco - esprimo solidarietà al nostro concittadino Aldo Rolfi e a tutta la famiglia. Ricordo, infine, che tra pochi giorni e con ancor più viva partecipazione Mondovì poserà due nuove pietre alla memoria di due concittadini deportati".
" 'Jude hier', qui abita un ebreo. È accaduto a Mondovì, in provincia di Cuneo. Sulla porta di casa della famiglia di una staffetta partigiana e testimone dell'Olocausto, ieri qualcuno ha lasciato una scritta antisemita. Come quelle usate dai nazisti durante i rastrellamenti per deportare gli ebrei nei campi di concentramento. Ecco dove porta la cultura dell'odio. Cosa altro deve accadere per capire che dobbiamo mobilitarci tutti contro questa follia che ci porta indietro?". Lo scrive su Facebook il segretario del Pd e presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. "Un abbraccio immenso - aggiunge - a tutta la comunità ebraica. Non siete soli. Sostituiamo l'intolleranza, l'odio,la violenza, l'arroganza con la fiducia, il rispetto, la speranza, la passione. Cosi si costruisce il futuro migliore per tutte e tutti".
"Noi non abbiamo paura. Solo molta amarezza". Lo afferma Emanuele Fiano, della presidenza del Gruppo Pd alla Camera,commentando sul suo profilo Facebook dal titolo: "Se pensavate che fosse tutto finito".
"A nome della terra che rappresento e che ha pagato con tante vite il rispetto e la difesa della libertà, mi indigno per un gesto ignobile che il Piemonte condanna con la sua storia e con i suoi sacrifici. Spero che i responsabili vengano individuati al più presto e puniti con il massimo rigore". Lo scrive, in una nota, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, commentando la scritta antisemita apparsa a Mondovì (Cuneo) sulla porta di casa del figlio di una ex deportata.
Anche il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia, che presiede anche il Comitato Resistenza e Costituzione, esprime "profondo sdegno" per la scritta antisemita di Mondovì. "Mi auguro che siano al più presto individuati i responsabili di questo ignobile gesto che condanno con forza, quelle scritte antisemite sono una vergogna e un'offesa a tutti piemontesi; esprimo a tal proposito vicinanza e solidarietà verso la comunità ebraica - aggiunge Allasia -. È inaccettabile che gesti del genere, tra l'altro a pochi giorni dal 75esimo anniversario dell'abbattimento dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz, rievochino il razzismo antisemita per il quale si può solo provare vergogna".
“Un atto ignobile e vergognoso. Un gesto figlio di toni e comportamenti che purtroppo la politica sta assumendo in questo periodo e che fanno sentire qualcuno legittimato a commettere queste vigliaccate. Permettetemi il termine poco istituzionale, una vera porcata”. Sono le parole di condanna da parte di Federico Borgna, sindaco di Cuneo - dove una scuola è intitolata a Lidia Rolfi - e presidente del comitato a difesa della Costituzione nata dalla Resistenza
https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/01/24/news/mondovi_scrivono_qui_c_e_un_ebreo_sulla_porta_del_figlio_di_una_deportata-246567128/?ref=RHPPLF-BH-I246569211-C8-P8-S1.8-T1
vandalismi_minacce
r_piemonte
articolo precedente
articolo successivo