pubblicato il 11.02.20
Strage di Bologna, chiusa l’inchiesta sui mandanti. “Gelli finanziatore, un prefetto tra gli organizzatori. Ex generale del Sisde indagato per depistaggio” ·
Tra i destinatari, Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore che avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, questi quattro tutti deceduti e ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori, oltre che i concorso con i Nar già condannati
11 Febbraio 2020
A poco più di un mese dalla sentenza che ha inflitto l’ergastolo per l’ex Nar, Gilberto Cavallini, un altro capitolo giudiziario viene scritto dai magistrati di Bologna. La Procura generale di Bologna ha chiuso, notificando quattro avvisi di fine indagine, la nuova inchiesta sulla Strage del 2 agosto 1980. Tra i destinatari, Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore che avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, questi quattro tutti deceduti e ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori, oltre che i concorso con i Nar già condannati: ovvero Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini. I primi tre in via definitiva e l’ultimo in primo grado. Nell’avviso di conclusioni indagini si legge anche “con altre persone da identificare”. La preparazione del massacro, stando agli inquirenti, sarebbe iniziato nel febbraio del 1979 “in una località imprecisata”.
Altri tre avvisi riguardano ipotesi di depistaggio e falsità ai pm. Gli altri tre indagati, nell’ambito dell’inchiesta firmata dall’avvocato generale Alberto Candi e dai sostituti pg Umberto Palma e Nicola Proto che hanno coordinato le indagini di Guardia di Finanza, Digos e Ros sono Quintino Spella – ex generale del Sisde – e Piergiorgio Segatel – ex carabiniere – per depistaggio, mentre Domenico Catracchia risponde di false informazioni al pm al fine di sviare le indagini in corso. Gelli e Ortolani sono indicati quali mandanti-finanziatori, D’Amato come mandante-organizzatore, Tedeschi come organizzatore per aver aiutato D’Amato, ex prefetto ed ex capo dell’ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno, nella gestione mediatica della strage, preparatoria e successiva e nell’attività di depistaggio delle indagini. Cadracchia era responsabile delle società che affittavano gli appartamenti di Via Gradoli, nei quali nel 1981 trovarono rifugio alcuni appartenenti ai Nar. Per gli inquirenti Spella, in quanto dirigente del Sisde di Padova, negò di aver incontrato il 15, il 19 e il 22 luglio e il 6 del 1980 “il magistrato di Padova Giovanni Tamburino” che gli avrebbe riferito di aver saputo da Vettore Presilio, detenuto a Padova, della preparazione di un attentato “di notevole gravità la cui notizia avrebbe riempito le pagine dei giornali di tutto il mondo, nonché del progetto di attentato al giudice Stiz”.
Paolo Bellini, 66 anni, ex ‘Primula nera’ di Avanguardia Nazionale, era finito nel registro degli indagati dopo la revoca da parte del giudice Francesca Zavaglia del proscioglimento del 28 aprile 1992. Una revoca che era stata richiesta dalla Procura generale che ha avocato a sé il fascicolo di indagine sui mandanti dell’attentato del 2 agosto 1980, 85 morti e oltre 200 feriti. Gli inquirenti avevano selezionato un fotogramma che compare in un filmato amatoriale Super 8 girato da un turista tedesco in cui si notava una “spiccata somiglianza” fra una persona immortalata quella mattina nei pressi del primo binario poco dopo l’esplosione e Bellini. All’epoca, a differenza di quello che avviene oggi con gli smartphone, le riprese amatoriali erano rarissime ed erano realizzate solo da pochi appassionati in possesso di videocamere. Il turista filmò dal treno l’arrivo in stazione sul primo binario, alle 10.13, 12 minuti prima dello scoppio. Poi il video proseguiva, con immagini di poco dopo l’esplosione, e, andando verso la sala d’aspetto, vengono riprese una serie di persone presenti, mentre si inizia a scavare tra le macerie.
Nei mesi scorsi i difensori dei familiari delle vittime, gli avvocati Andrea Speranzoni, Giuseppe Giampaolo, Nicola Brigida e Roberto Nasci hanno avevano depositato in Procura generale una rielaborazione del filmato, recuperato nell’Archivio di Stato, con fotogrammi ingranditi delle varie persone filmate. Uno di questi mostrava una persona con i capelli ricci, i baffi e le sopracciglia folte, simile a com’era Bellini nelle foto dell’epoca a cui inizialmente attribuita una diretta partecipazione nell’attentato. Negò la sua presenza, indicata da due testimoni, a Bologna la mattina del 2 agosto e fornì un alibi che destò sospetti di falsità, come ricordava anche la procura generale nella richiesta di revoca della sentenza, ma fu prosciolto per mancanza di riscontri.
C’era poi anche un altro particolare, emerso da un’intercettazione ambientale del 1996, che aveva portato la procura generale a chiedere di indagare sulla primula nera di Avanguardia nazionale: Carlo Maria Maggi, ex capo di Ordine Nuovo, condannato per la strage di Brescia e morto, parlando con un familiare disse di essere a conoscenza della riconducibilità della Strage di Bologna alla banda Fioravanti e che all’evento partecipò un “aviere“, che portò la bomba. Bellini era infatti conosciuto nell’ambiente della destra per la passione per il volo tanto che conseguì il brevetto da pilota. La sua posizione sarà discussa in un’udienza il 28 maggio, quando il gip dovrà decidere se gli elementi portati dagli inquirenti sono sufficienti per procedere all’iscrizione di Bellini nel registro degli indagati per il reato di concorso in strage.
Originario un passato in Avanguardia Nazionale, condito da diversi arresti mancati che gli hanno fatto conquistare sul campo il soprannome di Primula Nera, quella di Bellini è una storia da film: esperto di opere d’arte, fuggito in Brasile, noto per diversi anni come Roberto Da Silva, nel 1999 finisce in manette e decide di collaborare con la magistratura, confessando una decina di omicidi, tra cui quello dell’esponente di Lotta Continua Alceste Campanile. Poi collabora anche con la procura di Palermo che indaga sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. Racconta anche di aver conosciuto Nino Gioè e di aver intrattenuto con lui una sorta di trattativa parallela: i mafiosi avrebbero fatto ritrovare alcune opere d’arte rubate, e in cambio avrebbero ottenuto l’alleggerimento del carcere duro. Ipotesi mai andata in porto, ma una delle tante piste dietro alle stragi di Firenze, Roma e Milano, conduce proprio alla Primula Nera, che sarebbe stato l’ispiratore degli attentati mafiosi al patrimonio artistico italiano. Per la procura siciliana, tra l’altro, Bellini si trovava a Enna quando Totò Riina ordinò agli altri boss mafiosi di rivendicare omicidi e stragi commessi dal 1992 in poi con l’oscura sigla della Falange Armata. Le stragi, la Trattativa, gli anni di piombo, gli omicidi e ora anche la strage di Bologna: pezzo di un puzzle dove Bellini compare più volte. Forse anche in un filmino amatoriale girato da un turista tedesco in stazione. Pochi minuti prima di una strage.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/11/strage-di-bologna-chiuse-le-indagini-sui-mandanti-per-procura-generale-anche-licio-gelli/5702723/
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