pubblicato il 17.09.20
Milano Saluti romani in massa Condannato Polacchi con altri 4 tra cui Iannone ·
Ancora una condanna per il saluto romano. Hanno risposto alla chiamata del "presente" e hanno teso le braccia nel saluto al corteo del 29 aprile 2019 dedicato alla memoria di Sergio Ramelli, militante neofascista morto dopo un agguato di Avanguardia Operaia nel 1975. Per questo ieri cinque estremisti di destra, tra cui Gianluca Iannone fondatore e presidente di Casapound Italia, e Francesco Polacchi, esponente di Casapound Italia ed editore di Altaforte Edizioni, sono stati condannati con rito abbreviato a pene tra un mese e un mese e 10 giorni di reclusione.
Lo ha deciso il gup Manuela Cannavale, che ha disposto contestualmente il rinvio a giudizio per gli altri 24 indagati nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Digos e coordinata dai pm Alberto Nobili e Enrico Pavone. Per loro il processo si aprirà il prossimo primo dicembre davanti alla nona sezione penale del tribunale del capoluogo.
A dibattimento sono finiti, tra gli altri, Roberta Capotosti rappresentante di Casapound Italia, Duilio Canu vicesegretario nazionale di Forza Nuova, Luca Bolis segretario milanese di Forza Nuova, Luca Cassani esponente di Lealtà e Azione e del comitato organizzatore del corteo e Luca Castellini leader degli ultrà dell’Hellas Verona e responsabile veronese di Forza Nuova.
Ai 29 indagati, identificati tra i circa 1000 partecipanti al corteo, la Procura contesta di aver violato la legge Scelba e a un paio anche di avere violato le prescrizioni in materia di pubblica sicurezza.
Sarà l’ennesimo processo perle commemorazioni Ramelli, dibattimenti conclusi in passato con alterni verdetti ma che da qualche tempo hanno preso l’indirizzo costante delle condanne. Le ultime, pronunciate quest’anno, in primo grado per quelli che tesero le braccia al campo X di Musocco nell’aprile 2018 e in appello (ribaltando le aassoluzioni) per simili esibizioni nel 2017 al Monumentale.
"La Cassazione non ha mai detto che i saluti romani non sono punibili nelle commemorazioni", spiega Piero Basilone, pm in molti processi di questo genere. "Ha invece sempre ribadito che il reato c’è quando le caratteristiche concrete di qualunque manifestazione, quindi anche commemorativa, siano tali da renderla idonea a concorrere alla diffusione di concezioni favorevoli alla ricostituzione di organizzazioni fasciste".
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