pubblicato il 17.03.21
La mafia “nera” di Foggia, attentati e saluti fascisti con il compagno della consigliera comunale. Le carte dell’inchiesta sulle bombe in città ·
16 Marzo 2021
Le indagini sulle esplosioni al pub “Poseidon” e a “Il Sorriso di Stefano” aprono nuovi fronti investigativi. Occhi puntati su Fabio Delli Carri e sulle sue frequentazioni. Spunta noto clan
C’è il clan Sinesi-Francavilla dietro le bombe al pub “Poseidon” e al centro per anziani “Il Sorriso di Stefano”? Al momento i due attentati hanno un unico collegamento che risponde al nome di “Antonio Rameta”, uno dei vari pseudonimi di Erjon Rameta, 33enne bombarolo nato a Durazzo ma da anni nel Foggiano. Il giovane, condannato per quei fatti a 6 anni di carcere (sentenza di primo grado), era “a disposizione dei clan” secondo quanto riferito dal pentito Carlo Verderosa, ma sui suoi mandanti regna ancora il mistero. L’inchiesta che lo riguarda svela foto e personaggi che potrebbero aprire nuovi scenari investigativi. Molto ruoterebbe attorno al 43enne estorsore Fabio Delli Carri (arrestato nel 2014 per il “racket delle mozzarelle”), compagno della consigliera comunale di maggioranza, Liliana Iadarola. Fu lui, dopo la bomba del 12 novembre 2019 al “Poseidon” a riaccompagnare a casa Rameta. “Ci siamo conosciuti in carcere” dirà poi agli inquirenti.
Fabio Delli Carri e Antonio Rameta
Dopo essere stato negli uffici della squadra mobile, “Delli Carri – si legge negli incartamenti dell’inchiesta antimafia – commentava sempre con Iadarola Liliana all’interno della macchina monitorata, le domande rivoltegli dagli investigatori”. L’uomo fa anche cenno ad alcuni messaggi inviati a soggetti noti alle forze di polizia. “Messaggi con alta probabilità finalizzati ad avvertire il soggetto indicato con il nome di ‘Antonio’ che era stato individuato dagli inquirenti”.
La consulenza tecnica sul cellulare sequestrato a Delli Carri consentì di accertare i contatti con due persone con precedenti di polizia, N.L.R. e A.C. quest’ultima indicata come “il cognato del noto pregiudicato Ivan Narciso, contiguo alla batteria Sinesi-Francavilla. La pg – riportano sempre le carte dell’inchiesta – segnala ancora che nel periodo in cui Narciso era libero, A.C. si affiancava abitualmente al cognato”.
A dimostrazione dei legami di Delli Carri con i due soggetti, gli investigatori hanno inserito una foto tratta dal cellulare sequestrato (immagine in alto) che mostra i tre uomini in un locale mentre fanno il saluto romano. Agganci con la malavita anche per N.L.R., pizzicato durante alcuni controlli in compagnia di elementi di spicco della batteria Sinesi-Francavilla come Francesco Sinesi, figlio del boss Roberto.
Riguardo alla vicinanza con i mondi dell’estrema destra, emerge una conversazione (forse “in codice” secondo chi indaga) tra Delli Carri e il titolare di un bar del centro storico di Foggia.
Titolare bar: “Uè Fabietto buonasera”
Delli Carri: “Ciao baby come va, tutto bene?”
Titolare bar: “Grazie a Dio tutto a posto e a te?”
Delli Carri: “Tutto bene, ti sono arrivati gli adesivi di Forza Nuova?”
Titolare bar: “No”
Delli Carri: “No, a posto… allora è inutile che passo o ti è arrivato qualche giornale di Forza Nuova… nuovo ordine nazionale, qualcosa che mi posso venire a prendere”
Titolare bar: “I giornaletti sì per le sette e mezza me li portano”
Delli Carri: “Ah va bene… va bene… ok a dopo… si”
Titolare bar: “A dopo”
Delli Carri: “Cià cià ciao”
Titolare bar: “Ciao Fabietto”
A.C. e N.L.R. all’appuntamento con Rameta
L’incontro a casa di Rameta
La videosorveglianza nei pressi del bar in questione immortalò proprio A.C. e N.L.R. in compagnia del titolare del locale. I due “erano freneticamente alla ricerca di Rameta Erjon su disposizione di Delli Carri che a sua volta – riportano ancora le carte dell’inchiesta – fremeva per avere notizie circa il rintraccio del loro amico ‘Antonio’”.
L’albanese spuntò pochi minuti più tardi presso il bar dove entrò “e dopo solo 13 secondi, sicuramente non trovando i predetti L.R. e C., usciva e si allontanava in direzione piazza XX settembre. Dopo circa un minuto e mezzo, C. e L.R. ritornavano presso il bar e molto probabilmente, avvisato dal titolare del passaggio di Rameta, A.C. percorreva la stessa direzione verso la quale si era allontanato Rameta, mentre L.R. faceva ingresso nel bar”.
Infine, alle ore 20:09 i tre “venivano raggiunti da Rameta e subito dopo tutti entravano all’interno del portone del civico 8 di Piazza De Carolis”, abitazione dove l’albanese fu raggiunto e arrestato nel giorno del blitz della squadra mobile.
“Chiaro appare il motivo per il quale C. e L.R., su palese sollecitazione di Delli Carri Fabio, andavano alla ricerca forsennata di Rameta Erjon – riportano i magistrati antimafia –; proprio per informarlo di quanto accaduto presso gli Uffici di Polizia e della presenza della sua fotografia nell’album fotografico mostrato a Delli Carri”.
E ancora: “Alla luce di quanto accertato, dunque, appare assai logico ritenere che Rameta Erjon, alias ‘Antonio’ veniva quindi informato da Delli Carri Fabio, tramite N.L.R. e A.C. della presenza della foto di Rameta medesimo nell’album mostrata dalla PS al Delli Carri, per cui, acquisito il dato che presumibilmente la Polizia lo aveva identificato quale autore del delitto perpetrato presso l’esercizio commerciale ‘Poseidon’, lo stesso Rameta decideva di allontanarsi dalla propria dimora sita in piazza De Carolis spostandosi nella città di Candela
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