Mancano evidenze chiare sul quando è necessario il richiamo e a quali popolazioni dovrebbe essere mirato
1 settembre 2021
Quando, come e a partire da chi. Per la terza dose i punti aperti evocati dal ministro della Salute tardano a trovare nelle autorità europee un segnale di chiarezza. Data per certa è la priorità nell’immediato agli immunodepressi e anziani per la somministrazione del richiamo di vaccino anti Covid. Tempi e modi restano tuttavia ancora delle incognite. La terza iniezione in Israele procede già ad ampio raggio includendo persino gli over 12 che abbiano ricevuto le prime due dosi Pfizer almeno cinque mesi prima), negli Stati Uniti si partirà ufficialmente a breve. In entrambi i casi la spinta a rompere gli indugi è arrivata dal rabbioso rimbalzo dei contagi, ben oltre le attese.
Nell’Ue il 70% degli adulti è vaccinato
Oltre 250 milioni di persone nell’Ue hanno ricevuto un ciclo completo di dosi: dopo molte difficoltà, specie nella fase di avvio, l’Ue si muove già oltre il suo obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione adulta entro la fine dell’estate. E ciò consente margini di fiducia ma non di esitazione considerando la forza della variante Delta. Al momento i tecnici dell’Agenzia europea del farmaco seguono «attentamente i dati disponibili in varie parti del mondo, come Usa e Israele, per capire la tempistica ottimale». Gli elementi circa «l’efficacia nel mondo reale provenienti dall’Europa e da altre parti del mondo sono di particolare interesse per integrare i dati provenienti da studi clinici che studiano le dosi di richiamo». Non è ancora stato determinato quando potrebbe essere necessaria una dose di richiamo per i vaccini Covid e quali popolazioni dovrebbe essere mirata. E l’Agenzia «sta attualmente esaminando i dati emergenti per formulare raccomandazioni in grado di supportare gli Stati membri nel contesto delle campagne di vaccinazione nazionali».
Ciccozzi: mancano dati di prevalenza anticorpale
«È fidandoci della memoria immunologica che si potrebbe pensare a coprire intanto le persone anziane le persone fragili e gli operatori sanitari più a rischio», riassume l’epidemiologo Massimo Ciccozzi del Campus Biomedico. «Ma solo a scopo preventivo, in mancanza di dati scientifici al riguardo». Mancano infatti allo stato evidenze sistematizzate di prevalenza di anticorpi a 9-12 mesi, almeno in Italia e in molti dei Paesi europei che hanno iniziato la vaccinazione a gennaio. L’Europa «ha un probabilmente giusto atteggiamento di attesa», secondo Ciccozzi. «Non si possono dare delle dosi a fiducia, servono dati scientifici che fanno ritenere giusta la decisione di una dose booster sulla base della copertura anticorpale a 9 e 12 mesi».
Il dibattito Oltremanica, dubbi dagli esperti
Il dibattito anima la discussione sui criteri da seguire anche Oltremanica nel giudizio degli esperti per valutare il futuro approccio dei richiami da raccomandare o meno alla popolazione. Per il professor Adam Finn, pediatra e vaccinolgo di fama all’università di Bristol, oltre che consulente del governo, «sovraesporre» i cittadini a troppe dosi senza avere la sicurezza del risultato migliore e soprattutto senza dei limiti di tempo non appare consigliabile nella fase attuale. Anche la professoressa Eleanor Riley, immunologa nell’ateneo di Edimburgo, ha espresso riserve sulla proposta di richiami generalizzati a cadenza annuale. L’idea di ripristinare regolarmente l’immunità per tutta la vita non viene d’altronde perseguita in modo univoco per altre infezioni, come l’Rsv (virus respiratorio sinciziale) o altri quattro coronavirus che causano i comuni sintomi del raffreddore
In Francia intanto è stato dato il via alla somministrazione della terza dose dei vaccini alle persone di età superiore ai 65 anni e a quelle con problemi di salute pregressi, una quota stimata in circa 18 milioni di persone. La dose di richiamo viene somministrata a chi ha completato la vaccinazione da almeno 6 mesi (con il vaccino monodose di Johnson & Johnson previsti Pfizer o Moderna trascorse quattro settimane dalla prima iniezione).
https://www.ilsole24ore.com/art/terza-dose-perche-l-ema-attende-usa-e-israele-AEU7Yzf
Covid, la lezione di Israele: la terza dose di vaccino inizia a dare risultati
Primi segnali positivi dopo la decisione di somministrare un nuovo richiamo: le ospedalizzazioni delle persone nella fascia d'età che l'ha ricevuto sono considerevolmente diminuite
04 Settembre 2021
Israele inizia a vedere i primi risultati della terza dose agli over 40. E sono positivi. La decisione di somministrarla inizialmente agli over 60 è stata presa circa un mese fa. In questo periodo di tempo, la risposta è stata buona: le ospedalizzazioni delle persone di questa fascia d'età sono considerevolmente diminuite.
"Questo è uno stop all'ondata della variante Delta", ha detto il consigliere del governo alla Sanità, Erin Segal. I primi dati parlano di un aumento dell'immunità da infezioni e gravità, dieci volte maggiore dopo la terza iniezione. La dottoressa Anat Ekka Zohar, che sta conducendo lo studio del programma di richiamo, ha affermato che tre dosi sono "altamente protettive, sia contro le infezioni che contro le malattie gravi" E ha aggiunto che "la tripla dose è la soluzione per arginare l'attuale epidemia".
I dati incoraggianti hanno quindi spinto Israele a lanciare la terza dose anche agli over 40. E da oggi ai 12 anni in su.
Continua il dibattito internazionale sulla validità della terza dose, quando tanti Paesi nel mondo non hanno neanche ricevuto la prima. In questo Israele continua a fare da apripista. Primo Paese al mondo a immunizzare quasi tutta la popolazione, ora è il primo ad avere avviato il secondo richiamo.
https://www.repubblica.it/esteri/2021/09/04/news/israele_coronavirus_vaccini_terza_dose_miglioramenti-316515210/
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