pubblicato il 1.01.20
Pandemia: ritorno al virus eterno? ·
David Quammen
22 Dicembre 2021
Il 2022 vedrà ancora la pandemia protagonista delle relazioni internazionali. L'imperativo sarà migliorare sistemi e cooperazione sanitaria.
Prevedere le bizzarrie dell’evoluzione è un gioco rischioso, forse più rischioso di altre forme di predizione, che è dunque meglio lasciare al più saggio tra gli indovini. Charles Darwin predisse l’esistenza di una falena con una proboscide di quasi 30 centimetri, dopo aver analizzato il bocciolo della Stella di Betlemme, un’orchidea originaria del Madagascar, e dopo averne visto lo sperone del nettare, profondo circa 30 centimetri. Deve esserci una falena in Madagascar, che si è evoluta e adattata per impollinare quel fiore, scrisse Darwin. Vent’anni dopo, si scoprì l'esistenza della falena. Naturalmente, però, Darwin aveva previsto - sulla base di prove tangibili - qualcosa che era già avvenuto, compito più agevole di un pronostico sul futuro dell'evoluzione.
L’evoluzione futura del virus che ha causato la pandemia da Covid-19, il SARS-CoV-2, è cosa più ardua, persino mentre si osserva una successione di varianti - Alfa, Beta, Gamma, Delta e più di recente Omicron - che nascono e si diffondono attraverso le mutazioni multiple e la selezione naturale darwiniana. Abbiamo delle domande, e gli scienziati hanno bisogno di più dati prima di poter fornire risposte - seppur provvisorie. La variante Omicron si rivelerà maggiormente trasmissibile? Forse. Sarà in grado di aggirare le difese immunitarie? Può darsi. È più facile dare risposta ad altre domande. La variante Omicron sarà anche l’ultima? Improbabile. Riusciremo a difenderci, laddove essa riuscisse effettivamente a eludere le difese immunitarie? Probabilmente, sì. Lo faremo mettendo a punto nuovi booster e vaccini concepiti appositamente per fermare questa variante. Ci saranno altre varianti, dopo Omicron? Quasi sicuramente, sì. Dal mio punto di vista, le più grandi minacce per la salute umana, per la solidità economica e per la stabilità delle nostre società nel 2022 non saranno quelle riconducibili all’evoluzione del virus SARS-CoV-2 e all’insorgenza di nuove varianti. Saranno invece i rischi generati dai ricorrenti problemi della resistenza ai vaccini, dell’iniquità dei vaccini tra le nazioni e delle frange di negazionisti della scienza che si annidano tra i nostri cittadini, i quali si approvvigionano di “notizie” e di “ricerche” dalla televisione e dal web, da individui che - mossi da interessi politici e finanziari - gettano loro fumo negli occhi e li portano a scambiare menzogne e pregiudizi per inchieste empiriche.
Non tutte le persone che sanno effettuare una ricerca su Google o usare il telecomando del televisore sono esperte di virologia evolutiva molecolare. Noi, invece, abbiamo bisogno di questi esperti. Abbiamo bisogno di ascoltarli attentamente, perché sono loro che possono dirci, se non esattamente cosa e quando, almeno a grandi linee quello che verrà, prima o poi.
Alcune persone sono scivolate nella compiacenza, riguardo al virus del Covid-19, mosse da quella che considerano essere saggezza popolare su nuovi e pericolosi virus, ritenendo cioè che essi si evolveranno - gradualmente ma inesorabilmente - verso forme meno virulente, meno dannose, adattandosi alla popolazione umana. Ciò è falso. Questa inesorabilità non esiste. Alcuni virus possono evolversi e - con il tempo - diventare meno virulenti negli umani, altri no. Quando è stato debellato in natura, nel 1980, il virus del vaiolo ancora rappresentava una terribile minaccia, dopo aver infettato le persone per almeno duemila anni. La poliomielite è ancora una malattia feroce, anche in questo caso dopo migliaia di anni. Un virus non si evolve per diventare meno infettivo, meno letale, a meno che non trovi un vantaggio - in termini di trasmissione e sopravvivenza - che lo spinge a farlo. Un virus come il SARS-CoV-2, che causa solo sintomi moderati nella maggior parte delle sue vittime e che uccide circa una persona su cento, sembrerebbe non avere motivo di evolversi per diventare meno virulento. Replicarsi copiosamente, diffondersi a macchia d’olio tra le popolazioni ed evitare l'estinzione totale: questi sono gli unici imperativi che muovono l’evoluzione di un virus. È questo che accomuna i virus ai topi, alla pianta di tarassaco, e agli umani: siamo tutti spinti dai nostri geni a moltiplicarci, diffonderci, sopravvivere.
A differenza del vaiolo e della poliomielite, che sono virus adattatisi in modo unico agli umani, il SARS-CoV-2 è un virus zoonotico. Questo vuol dire che, in un passato assai recente, esso ha lasciato il proprio organismo ospite non umano e si è trasferito negli umani, sia direttamente o attraverso una creatura intermedia ovvero (se vi piace pensare, a differenza mia, all’ipotesi che esso abbia avuto origine da una fuga di laboratorio) attraverso un processo intermedio. La sua riserva virale sembra sia stata ricondotta a una popolazione di pipistrelli. Esso si è però dimostrato un virus generalista, capace di infettare non soltanto i pipistrelli e gli umani ma anche molte altre specie animali che entrano in contatto con lo stesso per il tramite umano: i gatti domestici, i visoni allevati per la loro pelliccia, le tigri e i gorilla e i leopardi delle nevi negli zoo, e finanche il cervo dalla coda bianca nelle foreste dell’America settentrionale. Il SARS-CoV-2 non è soltanto dentro di noi ma intorno a noi. Ha fatto il giro del mondo, grazie agli spostamenti umani e alle interconnessioni, per poi ritornare in natura. Quasi sicuramente, resterà con noi per sempre.
Durante il prossimo anno, nel 2022, e negli anni a venire, dovremo continuare a combatterlo. Con calma, sì, ma anche con intelligenza e fermezza. Dovremo farlo, tra le altre cose, migliorando i vaccini e i farmaci ma compiendo anche altri passi avanti: maggiore equità nei nostri sistemi sanitari, collaborazioni internazionali più aperte su scienza e salute, e conoscenze almeno un po' più chiare, nelle menti delle persone, sui meccanismi alla base dell’evoluzione. Inoltre, dovremo prepararci meglio al prossimo nuovo e pericoloso virus che passerà dagli animali agli umani.
Per poter prevedere eventi del genere, non dobbiamo saper leggere il futuro. Possiamo semplicemente anticipare quello che è già successo, proprio come Darwin ha previsto la falena del Madagascar dalla lunga lingua. Sappiamo che questi virus latenti esistono. Gli scienziati li hanno già identificati - nei pipistrelli, nei roditori e negli altri animali che come noi abitano questo mondo. Quello che non sappiamo è che cosa faranno. Tuttavia, se daremo seguito alle nostre distruttive interazioni con gli ecosistemi selvatici e con gli animali che li popolano - catturando la fauna selvatica per alimentarne il commercio internazionale illecito, sottraendo legno e minerali da habitat ricchi di biodiversità, accrescendo la nostra popolazione umana, alimentando i nostri necessari appetiti e le nostre voglie frivole, offrendo ai virus animali la possibilità di diventare virus umani – non è difficile immaginarlo.
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