pubblicato il 22.04.22
Mafia foggiana, camorra e politici di Forza Nuova. Quella “tassa” da 100mila euro al clan per il mercato degli scarti ·
21 Aprile 2022 Apertura
Spunta la batteria “Sinesi-Francavilla” nelle carte della maxi inchiesta contro il clan Moccia. Imprenditori di Deliceto si rivolsero al riferimento “imprenditoriale” dei boss di Afragola per risolvere una “controversia”
1984 pagine sul potere del clan Moccia. Un’ordinanza fiume ricostruisce gli affari criminali del gruppo camorristico di Afragola e tira in ballo anche pezzi di malavita foggiana. Ma andiamo con ordine: nelle scorse ore, carabinieri e DDA hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 57 indagati ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione, favoreggiamento, reati aggravati dalla finalità di agevolare il clan Moccia. L’indagine ha consentito di acquisire gravi indizi circa l’operatività dell’organizzazione mafiosa, strutturata verticisticamente e organizzata su diversi livelli di comando e di competenza territoriale, della quale sono ritenuti capi i fratelli Angelo, Luigi e Antonio Moccia e il loro cognato Filippo Iazzetta, i quali, anche in stato detentivo e sebbene Angelo e Luigi si fossero da tempo trasferiti a Roma, avrebbero veicolato ordini agli affiliati, a vario livello a loro subordinati, anche promuovendo all’occorrenza specifici reati fine, consumati sia dai vari sottogruppi territoriali costituenti l’ala militare dell’organizzazione, sia da imprenditori attivi nel settore del recupero degli olii esausti di origine animale/vegetale di tipo alimentare e degli scarti di macellazione, nonché nei grandi appalti ferroviari e dell’alta velocità, cui avrebbero impartito direttive e fornito ingenti provviste derivanti dall’accumulazione illecita, nel tempo, di ingenti capitali.
Coinvolti anche alcuni politici pugliesi: l’ex assessore all’Ambiente del Comune di Lecce Andrea Guido e Pasquale Finocchio detto “il Presidente” (entrambi ai domiciliari), ex consigliere comunale barese e vicepresidente del Consiglio comunale di Forza Italia. Inoltre, nell’inchiesta compare anche il nome di Roberto Falco (indagato), 52enne barese già segretario provinciale di Forza Nuova e leader “No Vax”. Stando alle carte dell’inchiesta, Falco avrebbe aiutato l’ex consigliere comunale Finocchio a favorire “l’espansione imprenditoriale in territorio pugliese dell’azienda Soloil Italia”, attiva nel servizio di raccolta degli olii vegetali esausti, riconducibile a Francesco Di Sarno, imprenditore campano ritenuto “espressione imprenditoriale del clan Moccia”.
Guerra per il mercato degli scarti di animali a Foggia
È proprio sul ruolo di Di Sarno che ruota buona parte dell’ordinanza, fino ad intercettare la mafia foggiana. Gli inquirenti scrivono che un’azienda dei rifiuti di Deliceto specializzata in scarti di animali, “già in rapporti d’affari con Di Sarno”, aveva versato “25mila euro a esponenti del clan mafioso Sinesi-Francavilla per essere autorizzati a fare nuovi investimenti ed estendere le proprie attività nel territorio sottoposto al sodalizio. Accadeva tuttavia – si legge ancora – che un’azienda di Andria, attraverso l’intervento di Salvatore Rizzo (storico elemento di vertice della Sacra Corona Unita), versava la somma di ben 100mila euro nelle casse del clan Sinesi-Francavilla per impadronirsi del mercato della città di Foggia”. Una mossa che avrebbe estromesso l’azienda di Deliceto facendole anche perdere la somma versata al clan.
Dunque gli imprenditori del piccolo paese dei Monti Dauni si sarebbero rivolti a Francesco Di Sarno, “il cui intervento avrebbe addirittura potuto permettere loro di riconquistare una fetta del mercato foggiano”. La ricostruzione si fonda su una serie di intercettazioni ambientali.
Di Sarno: “Questo qua di Foggia come si chiama? Perché io ho un caro amico là”. Gli imprenditori di Deliceto: “Chi è Rocchino… o Roberto (ndr Fonetico – Sinesi Roberto)?”. Di Sarno: “È un carissimo amico mio!”. Poi Di Sarno si sofferma sugli assetti criminali nel capoluogo dauno: “Foggia è un ambiente un poco particolare! (intende riferirsi agli equilibri mafiosi foggiani)”. Gli imprenditori: “Eh si perché non trovano un punto di incontro. Adesso l’hanno sparato a Roberto! Stava con il bambino! (intende riferirsi al nipote di Roberto Sinesi anch’egli presente al momento dell’agguato al nonno)”.
Di Sarno: “Ma Foggia, Cerignola, dove stai tu è sempre la stessa cosa? (intende riferirsi ai gruppi mafiosi)”. Gli imprenditori: “No! Cerignola è un fatto e Foggia è un altro! Sono realtà diverse! Cerignola non tanto… Foggia invece subito tà! tà! bang! non si capisce niente. Sparano quattro o cinque! Ma nessuno è morto! Non sanno sparare”.
Tornando sull’affare del mercato degli scarti, gli imprenditori si rivolgevano così a Di Sarno: “Francé non ti preoccupare, ogni settimana che andiamo a fare il camion 50 polli alla settimana te li do a te! Tutte le settimane!”. Stando alle carte degli inquirenti, la persona alla quale Francesco Di Sarno si rivolse per favorire gli imprenditori di Deliceto fu Roberto Falco, il barese di Forza Nuova, come risulta dall’ambientale del 2 febbraio 2017. “Falco, però – si legge ancora nelle carte dell’inchiesta -, interveniva nella questione senza confrontarsi con Rizzo cosa che, secondo la ricostruzione dell’Ufficio di Procura, provocava addirittura un attentato intimidatorio culminato nella gambizzazione di un soggetto allo stato non identificato”. L’evento criminoso avrebbe suscitato negli imprenditori di Deliceto “una comprensibile agitazione”. L’identificazione di Falco quale artefice dell’intervento a favore dei delicetani “era certa – scrivono gli inquirenti -: si trattava infatti del soggetto, pugliese, che era stato ospite ‘quell’altra domenica’ del Di Sarno, ovvero domenica 22 gennaio 2017 allorquando Francesco Di Sarno aveva organizzato presso un ristorante di Volla una festa, evento ricostruito sulla base di diverse conversazioni telefoniche intercettate sul cellulare in uso a Di Sarno al quale vi aveva preso parte, quale ospite, Falco”.
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