pubblicato il 6.02.02
Bomba al Manifesto 12 anni a Insabato ·
I giudici condannano l'ex terrorista di destra
Mise una bomba al quotidiano comunista e rimase ferito
ROMA - Andrea Insabato e' stato condannato a 12 anni per strage. Per la bomba fatta scoppiare nella sede del Manifesto il 22 dicembre del 2000, l'ex estremista di Terza Posizione e' stato processato con rito abbreviato che prevede la diminuzione della pena di un terzo. Il gup Luciano Pugliese ha stabilito che Insabato, a conclusione della pena, sconti anche tre anni di applicazione di misure di sicurezza. Stabiliti inoltre un risarcimento danni di centomila euro alla Presidenza del Consiglio e a una provvisionale dello stesso importo al quotidiano. La pena e' stata piu' severa rispetto anche alla richiesta dei Pm Franco Ionta e Pietro Saviotti che avevano sollecitato 9 anni di reclusione per strage con l'aggravante del terrorismo e porto e detenzione di esplosivo. "E' una sentenza iniqua, sorprendente, ha detto l'avvocato di Insabato, Saverio Uva - anche tenendo conto del fatto che la stessa procura aveva chiesto 9 anni". Insabato ha assistito all'udienza su una barella, a causa delle ferite alle gambe provocate dall' esplosione che non gli consentono di stare in piedi. Dopo la lettura della sentenza e' apparso visibilmente scosso. Attualmente e' gli arresti domiciliari nell'ospedale San Raffaele di Roma e nei prossimi mesi dovra' subire ancora interventi agli arti.
Alle 12 del 22 dicembre del 2000, un boato scuote muri e finestre di via Tomacelli nel palazzo che ospita la redazione del Manifesto. Una bomba esplode proprio davanti alla porta del quotidiano. Sul pianerottolo resta un uomo con gravi ferite alla gambe: E' Andrea Insabato. Perde sangue, lo aiutano il responsabile del settore cultura del Manifesto, Benedetto Vecchi, e il dirigente dell'ufficio pubblicita' Maurizio Ferrini. Lo vedono ferito, sentono le sue invocazioni e lo aiutano come possono. Il loro intervento gli salva la vita.
Nei giorni successivi Insabato si difende: "Non sono stato io a mettere la bomba - dice - avevo un appuntamento con un giornalista al quale volevo proporre un'iniziativa a favore della Palestina. Non ho portato io l'ordigno". Il fratello di Insabato invece azzarda un'altra ipotesi: "Potrebbe essere stato usato da qualcuno che l'ha contattato per servirsene. Se e' stato lui ad aver messo la bomba, non sapeva quello che c'era dentro". I giudici pero' si sono convinti della colpevolezza dell'ex terrorista di destra.
(6 febbraio 2002)
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