|
|
24 Marzo 2006
Da Il Giorno:
PROCESSO
Lo Stato non chiede i danni agli agenti
Per gli scontri del 2003 tra militanti di sinistra e forze dell’ordine davanti all’ ospedale S.Paolo in seguito all’omicidio di Dax, la corte chiede 200mila euro di risarcimento ai ragazzi e niente ai carabinieri coinvolti
Milano, 24 marzo 2006
Risarcimento, ma non da tutti.
Lo Stato chiede 200 mila euro di danni ai giovani dei centri sociali, ma nemmeno uno spicciolo a poliziotti e carabinieri accusati di aver pestato illegalmente uno dei ragazzi e che – se riconosciuti colpevoli – non gioveranno certo all’immagine democratica delle forze dell’ordine.
Manca solo il verdetto, ormai, al processo per gli scontri tra autonomi e uomini in divisa del marzo 2003 davanti all’ospedale San Paolo, dopo che Davide Cesare (per tutti «Dax»), un ragazzo del centro sociale Orso, era stato accoltellato a morte per strada da due neofascisti e trasportato peroprio in quel nosocomio.
Nella scorsa udienza il pm Claudio Gittardi ha chiesto condanne a 2 anni e 10 mesi di carcere per i quattro antagonisti accusati di lesioni personali nei confronti di una decina di agenti malmenati, danneggiamento, resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Ma anche 2 anni e mezzo di reclusione per un carabiniere e due anni per un poliziotto, che picchiarono a calci e manganellate uno dei ragazzi già a terra, un episodio smascherato da un filmato amatoriale girato da un residente nella zona.
Devono rispondere di lesioni aggravate e abuso d’ufficio. Dieci mesi di arresto, infine, la condanna sollecitata per un altro carabiniere imputato di violazione della legge sulle armi, per aver portato con sé, durante gli scontri e del tutto illegalmente, una mazza da baseball, anche se non c’è la prova che l’abbia poi utilizzata nel corpo a corpo con i ragazzi.
Uno dei militari imputati è attualmente agli arresti perché coivolto in un’altra inchiesta della procura, che ha portato un paio di mesi fa in manette sette carabinieri con l’accusa di aver estorto denaro ad alcuni spacciatori extracomunitari.
Quanto all’omicidio di Dax (nei giorni scorsi qualcuno ha tracciato una svastica sul graffito che lo ricorda al Navigli), all’origine degli scontri di quella sera, nel settembre scorso il processo d’appello confermò la condanna di primo grado a 16 anni e 8 mesi per il giovane neofascista Federico Morbi, 30 anni, prosciogliendo invece il padre Giorgio, 55, responsabile solo di percosse e lesioni ai danni di un amico di Davide che era quella sera con lui.
Mattia Morbi, l’altro figlio, pure lui condannato per omicidio ma all’epoca dei fatti minorenne, sta scontando tre anni di pena in una comunità di recupero.
Ieri, nel corso delle arringhe difensive, Mirko Mazzali e Ugo Giannangeli, difensori degli imputati dei centri sociali, hanno contestato i riconoscimenti (da parte degli agenti) con cui sarebbero stati individuati i responsabili degli scontri e delle lesioni provocate agli uomini in divisa.
Gli avvocati Lucia Lucentini e Piero Porciani, che tutelano i due carabinieri e il poliziotto alla sbarra, hanno invece ribadito che i loro assistiti avrebbero agito soltanto per legittima difesa.
Il video amatoriale agli atti non lascia però dubbi sul pestaggio di un giovane che non doveva essere responsabile di alcuna violenza se, dopo il trattamento, non venne arrestato.
di Mario Consani
repressione