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10 giugno 2006
Fonte L’Adige da Anarcotico
Trento, Assolti tutti gli anarchici
Tutti assolti, e con la formula più ampia «per non aver commesso il fatto», i sette anarchici accusati di lesioni volontarie gravi per un’aggressione ai danni di naziskin avvenuta nel 2002 a piazzale Sanseverino. Ieri il processo con rito abbrieviato si è concluso davanti al giudice Corrado Pascucci che ha letto il dispositivo della sentenza. Dunque tutti assolti i sette imputati difesi dagli avvocati Giampiero Mattei e Michele Novembre: sono Massimo P., Marco B., Stefano T. e Lorenzo ., Mattia D., Luigi K. e Hand M. S. Il pubblico ministero Paolo Storari aveva chiesto cinque condanne a otto mesi di reclusione, un rinvio a giudizio (per S.) e un’assoluzione (per D.). I fatti contestati risalivano all’ottobre del 2002. Dopo una pubblica conferenza che si era tenuta a Sociologia le due fazioni si scontrarono nella notte in piazzale Sanseverino. In quell’occasione un’auto centrò uno dei ragazzi di destra procurandogli la frattura di tibia e perone che causò una lunga e tormentata degenza. Gli anarchici erano in numero molto maggiore ed ebbero presto la meglio sui rivali. Il procedimento penale inizialmente venne avviato per rissa, ma non approdò a nulla. Solo dopo un paio di anni il procedimento venne preso in mano dal pm Storari che diede una svolta alle indagini con l’arresto di sei anarchici. La procura basava le sue accuse soprattutto sui riconoscimenti e le testimonianze dei naziskin. In totale sei erano le persone offese individuate dalla indagini: Giannicola Blesio, Emilio Giuliana, Paolo Motta, Fabrizio Forti, Giuseppe Landolfi e Massimo Lorenzini. Tutti loro, attraverso l’avvocato Stefano Galli, avevano preferito non costituirsi parte civile per non surriscaldare il processo anche se il loro legale ha sempre partecipato alle udienze depositando anche delle memorie. Alla fine, però, hanno prevalso le tesi dei difensori. Secondo Novembre e Mattei i riconoscimenti che avevano portato all’incriminazione degli anarchici erano inattendibili perché tardivi. Nell’imminenza dei fatti – e cioè la sera stessa dell’aggressione e il giorno dopo – i naziskin di fatto non erano riusciti ad individuare nessuno. Ma questo buio si sarebbe diradato negli interrogatori successivi quando vennero fatti nomi e cognomi in alcuni casi anche sbagliati. Troppo poco evidentemente per portare ad una condanna. Ma allora chi investì il giovane di destra spedendolo all’ospedale con la gamba rotta? Secondo la difesa poteva essere un automobilista qualsiasi che, trovandosi all’improvviso al centro di una violenta collutazione tra le due opposte fazioni, si spaventò a partì a tutto gas.
L’Adige
10/6/2006