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Assalto agli homeless, danno fuoco ai giacigli
Raid in stile naziskin nel centro di Livorno, dopo mesi di escalation
LIVORNO. Prima una serie di episodi, con incendi sospetti di rifugi di sbandati ed extracomunitari in diverse zone di Livorno, e poi il fatto più grave: un gruppo di teppisti, descritti come una sorta di naziskin, bomber verdi e capelli cortissimi, la sera del 28 dicembre ha tentato di dar fuoco ai giacigli di cartone che alcuni senzacasa sistemano ogni notte nella galleria della multisala Grande, in centro.
Di un fatto simile non si ha memoria a Livorno, anche se ci sono stati momenti di tensione legati alla presenza massiccia di immigrati in alcuni quartieri. Mai però si era arrivati ad episodi come questo, una sorta di remake di “Arancia Meccanica”.
Un ferito: il cane. Nell’assalto c’è stato anche un ferito, seppure in maniera non grave: è “Uccio”, il cane labrador raccolto per strada e adottato da uno degli homeless che dormono nella galleria del cinema, in Piazza Grande. Il labrador è stato colpito da un calcio sul muso che gli ha scheggiato i denti canini ed è stato raggiunto dal principio d’incendio che gli ha ustionato leggermente una coscia.
L’attacco è avvenuto intorno alle 23,30 del 28 dicembre: come ha riferito Fabio Pecchioli, 40 anni, fiorentino (da qualche tempo a Livorno dopo aver perso lavoro, casa e famiglia in quel di Piombino), il raid è stato messo in atto da un gruppo di otto teppisti, tutti molto giovani, forse non ancora ventenni.
Benzina. Pecchioli, che per tirare avanti chiede l’elemosina sotto i portici della vicina farmacia Comunale, in via Fiume, stava raggiungendo il suo povero giaciglio di cartoni che aveva già preparato sotto le scale esterne del cinema. A quel punto ha visto il gruppo dei teppisti che puntava minacciosamente verso un altro senzacasa che stava dormendo. «Avevano una bottiglia in mano e poi dall’odore ho capito che era benzina – ha raccontato Fabio Pecchioli – e qualcuno aveva già in mano gli accendini».
Allora Pecchioli, che era insieme ad un amico, ha svegliato l’altro homeless ed è andato incontro ai teppisti. Questi prima di allontanarsi hanno colpito il labrador con un calcio e hanno dato fuoco ai cartoni, accanto ai quali il cane era stato legato col guinzaglio. Ma i cartoni, umidi, non hanno fatto divampare le fiamme e i senzacasa sono riusciti ad allontanarli prima che si innescasse l’incendio coinvolgendo l’anumale. Il fatto è stato denunciato ai carabinieri.
Un 2006 di roghi. Il fatto del cinema Grande lascia pochi dubbi, e suscita anche allarme e stupore, perché è sicuramente il primo episodio del genere di cui si è avuto notizia a Livorno. Ma anche qui il clima è comunque cambiato, e la presenza di barboni e senza casa, sia italiani che stranieri, è cresciuta in maniera esponenziale, e ormai è comune vedere bivacchi improvvisati sia sotto i portici del centro che nei viali e soprattutto in alcune strutture abbandonate della periferia.
E proprio in questi edifici, siano essi fabbriche o depositi abbandonati come vecchi ruderi pericolanti o baracche improvvisate, che ci sono stati gli altri episodi nei quali ha fatto la sua comparsa il fuoco. Alcuni fatti sono sicuramente legati a controversie tra sbandati, spesso tra immigrati e punkabbestia, altri invece sono stai sicuramente accidentali, come appunto l’altro incendio che ieri ha distrutto un vecchio casolare in via dell’Artigianato, nella zona industriale, dove si era rifugiato da qualche anno un marocchino.
La lunga sequenza. In altri casi invece l’origine delle fiamme è sospetta, e non si sa se oltre al dolo c’entrino o meno problemi con la gente del posto. Il primo fatto in cui compare il fuoco avviene a marzo in un vecchio deposito abbandonato dell’Atl, l’azienda di trasporto pubblico, in via Masi, dietro la stazione. Qui, la notte del 25 si scatena una battaglia tra punkabbestia e nomadi dell’Est, conclusa a catenate ma anche con il lancio di una bottiglia molotov.
Ben più grave invece l’incendio che nella tarda serata del 27 ottobre devastò gli uffici dello stabilimento abbandonato della ex Coca Cola, in via Foscolo, nei pressi della Stazione. Nell’edifico si erano rifugiati (e sono poi tornati dopo il rogo) parecchi giovani e immigrati di varie etnie. Sull’origine dolosa del fuoco pochi dubbi. Ma non si è capito se si trattasse di un problema tra le persone che si erano rifugiate nella struttura oppure se qualcuno avesse appiccato il fuoco proprio per allontanare certe presenze sgradite.
Infine, altro episodio inquietante e molto recente. Nella notte di Natale è bruciata la baracca che un immigrato dell’Est aveva costruito in via Firenze, proprio a ridosso del grande vivaio Floramarket Ghiomelli, al quale si è poi propagato l’incendio provocando gravi danni. Un altro rogo probabilmente doloso.
(03 gennaio 2007)
Il Tirreno