pubblicato il 4.08.13
Partito Democratico Fascista ·
Partito Democratico Fascista
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Leader Domenico Leccisi
Stato Italia Italia
Fondazione 1945
Dissoluzione 1947
Ideologia Neofascismo,
Democrazia organica
Collocazione Destra (politica)
Testata Lotta Fascista
Il Partito Democratico Fascista è stato un partito politico italiano del dopoguerra, neofascista, famoso per aver messo in atto il trafugamento della salma di Benito Mussolini a Milano.
Il gruppo, guidato da Domenico Leccisi (fondatore insieme a Mauro Rana e Antonio Parozzi), faceva parte di quella galassia di gruppi neofascisti formatisi all'indomani della seconda guerra mondiale: scelse questo nome in riferimento al concetto di democrazia organica, ideato dal fascismo e formalizzato durante la Repubblica Sociale Italiana (RSI), adottando come simbolo il fascio senza la scure.[1]
L'organo d'informazione del Partito Democratico Fascista fu Lotta Fascista, in formato stile quotidiano, considerato il migliore del periodo in fatto di stile, grafica e qualità tipografica professionale.[2]
Indice
1 Gli omicidi della Volante Rossa
2 Il trafugamento della salma di Mussolini
3 Note
4 Bibliografia
5 Voci correlate
Gli omicidi della Volante Rossa
L'ex ausiliaria della Xª Flottiglia MAS Brunilde Tanzi uccisa il 17 gennaio 1947 dalla Volante Rossa
Gli omicidi di ex fascisti a Milano ad opera principalmente della Volante Rossa spinse questi ultimi a ricompattarsi e a cominciare a prendere l'iniziativa[3] e il 5 novembre 1945 i cartelloni del cinema Odeon che pubblicizzavano il film Roma città aperta furono dati alle fiamme. L'azione fu rivendicata dal nuovo Partito Democratico Fascista di Domenico Leccisi. Il 9 dicembre 1946 l'ex ausiliaria Brunilde Tanzi anch'essa iscritta al Partito Democratico Fascista che riuscì a sostituire un disco durante delle trasmissioni pubblicitarie ottenendo l'effetto di far riecheggiare l'inno fascista Giovinezza su tutta la piazza del Duomo[4]. Pochi mesi dopo fu assassinata in via San Protaso nel centro di Milano ma non si scoprirono mai gli autori materiali dell'omicidio della giovane ausiliaria ma le modalità richiamano quelle della Volante Rossa[5].
Il trafugamento della salma di Mussolini
Il gruppo viene ricordato perché tra il 27 ed il 28 aprile 1946, nel giorno dell'anniversario della morte di Mussolini mette a segno un colpo la cui eco fa il giro del mondo: si introduce nel Cimitero di Musocco e trafuga i resti della salma del Duce, lì tumulata in forma anonima.
Ecco come lo stesso Leccisi lo racconta:
« Scendemmo nella fossa e riuscimmo, tenendo una mano sotto le spalle del cadavere, a fargli passare una corda attorno al torace ed un'altra attorno alle gambe. Quando la sollevammo in piedi le braccia caddero penzoloni e la testa rimase eretta: la salma assunte quella caratteristica posizione di attenti che dava a Mussolini, specie nelle pubbliche cerimonie, un aspetto marziale ed inconfondibile.[6] »
Leccisi ed i suoi spediscono due lettere, una all'Avanti! e l'altra a l'Unità, firmate dal comitato direttivo centrale del Partito Comunista Italiano.
Il 7 maggio decide di trasportarla in un luogo più sicuro: il convento dell'Angelicum a Milano, con la complicità di padre Alberto Parini e padre Enrico Zucca che, terrorizzati dalla responsabilità che si sono assunti, decidono di trasferire la salma alla Certosa di Pavia.
Il 3 luglio 1946 la questura di Milano annuncia di aver arrestato due trafugatori: Leccisi ed un certo Antonio Perozzi, senza però alcuna traccia della salma. Il gruppo di Leccisi, dopo averla nascosta, pare aver perso per strada dei frammenti di ossa nei pressi di una villa a Madesimo.
Pressato da ambienti ecclesiastici padre Parini si decide a raccontare tutto ed il 12 agosto del 1946, lui stesso accompagna il questore di Milano, Agnesina, ed il capo dell'ufficio politico, Ancillotti, a recuperare quel che restava delle spoglie.[7]
Tutto l'ambiente neofascista accolse con entusiasmo l'impresa di Leccisi, anche se si trattava di un giovane sconosciuto che agì senza pareri o autorizzazioni da parte degli ex gerarchi.[8]
Note
^ Mario Tedeschi, I Fascisti dopo Mussolini, Edizioni Arnia, Roma, 1950.
^ Mario Tedeschi, I Fascisti dopo Mussolini, Edizioni Arnia, Roma, 1950.
^ Cicchino e Olivo, op. cit., p. 277
^ Cicchino e Olivo, op. cit., p. 279
^ Cicchino e Olivo, op. cit., p. 280
^ Mario Giovana, Le nuove camicie nere, Edizioni dell'Albero, Torino, 1966
^ Nicola Rao La Fiamma e la Celtica 2006, Roma, Sperling & Kupfer
^ Mario Giovana, Le nuove camicie nere, Edizioni dell'Albero, Torino, 1966.
Bibliografia
Mario Giovana, Le nuove camicie nere, Edizioni dell'Albero, Torino, 1966.
Mario Tedeschi, I Fascisti dopo Mussolini, Edizioni Arnia, Roma, 1950.
Nicola Rao, La Fiamma e la Celtica, Sperling & Kupfer, Roma, 2006. ISBN 8820041936
Enzo Antonio Cicchino e Roberto Olivo, Correva l'anno della vendetta, Mursia, 2013
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