pubblicato il 12.11.18
Così i neofascisti assediano Brescia ·
Incendi a librerie di centri sociali. Ronde. Maxi risse. La città della strage di piazza della Loggia, baluardo democratico è minacciata da formazioni xenofobe. Il reportage.
«Qualche giorno fa, venendo da via Corsica, ho visto un cartellone enorme, affisso sul muro di un bar. Recitava “gestione italiana”, ed era circondato da una cornice tricolore, molto vistosa. Un messaggio evidente, figlio del clima di cui, anche qui a Brescia, in quest’ultimo periodo, siamo testimoni e che ci mette in allarme». Manlio Milani, mentre racconta, ha lo sguardo fermo e severo di chi, nella propria vita, ne ha viste tante, di chi la Storia, proprio quella con la “s” maiuscola, l’ha vissuta sulla propria pelle: il 28 maggio 1974, la bomba di Piazza della Loggia si portava via l’amata moglie, Livia Bottardi. Quella tragedia lo spinge da decenni a far sì che la memoria non svanisca nel nulla. Proprio per questo, oggi, da presidente dell’Associazione familiari delle vittime di Piazza Loggia, non può che dirsi preoccupato per certi fatti di cronaca che, ultimamente, hanno interessato la città e che sono riconducibili alla “pista nera”.
LE RONDE DEI BRIXIA BLUE BOYS
Non si parla solo delle cene neofasciste in trattoria (animate da esponenti storici di Avanguardia nazionale, organizzazione di estrema destra, sciolta per legge nel 1976, e documentate, con un articolo de La Stampa pubblicato la scorsa estate), ma anche dell’organizzazione di vere e proprie ronde cittadine, come quelle ideate da Brixia Blue Boys, la cui sede, il 24 ottobre, è stata oggetto di provvedimenti di sequestro da parte della Digos di Brescia e il cui fondatore, Mirko "Snake" Mancini, alle ultime Amministrative, si è candidato con CasaPound. «I Brixia Blue Boys (associazione nata nel 2017, ndr) si presentano come un’associazione benefica, volta al soccorso dei meno abbienti, un po’ come i City Angels», spiega a Lettera43.it Milani che nel 2000 ha fondato, con Comune e Provincia, la Casa della memoria (centro di documentazione sulla strage di Piazza della Loggia e sulla violenza terroristica). «Ma, in realtà, perpetuavano, con uniformi e attraverso schemi operativi ben definiti, vere e proprie ronde cittadine per contrastare la criminalità, sostituendosi, di fatto, alle forze dell’ordine. La polizia, durante le perquisizioni, ha rinvenuto armi da taglio e altri oggetti atti a offendere, fra cui uno sfollagente e un fucile. Nella parte interna delle loro giubbe, inoltre, sono stati trovati simboli e stemmi chiaramente riferibili al fascismo».
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Esponenti di Avanguardia Nazionale (via Fb).
L'OMBRA DEL VENETO FRONTE SKINHEADS
Una formazione paramilitare, secondo Lucio Pedroni, presidente provinciale dell’Anpi di Brescia, che sottolinea come le polveri abbiano già preso fuoco. «Nel mese di febbraio 2017, la libreria di Magazzino 47, centro sociale di Brescia, venne data alle fiamme», ricorda. «Un fatto grave, anticipato, qualche giorno prima, dall’incendio doloso al campo sinti di Orzinuovi. Ancora oggi, non conosciamo i colpevoli che hanno appiccato il fuoco alla libreria, ma ci riesce difficile non dirigere lo sguardo verso gli ambienti dell’estrema destra». Noti, invece, coloro che, lo scorso settembre, sono penetrati, con cinghie e bastoni, nel Carmine, quartiere storicamente popolare ad alto tasso di immigrazione, scatenando una maxi-rissa. «L’agguato si è svolto di venerdì, verso l’una di notte», continua Pedroni. «Erano in 12, tutti bresciani fra i 20 e i 40 anni, ma diversi di loro appartenenti al Veneto Fronte Skinheads: hanno aspettato che alcuni ragazzi uscissero da una nota birreria della zona e, poi, è cominciata l’aggressione. In soccorso dei provocati, sono giunti altri giovani, che sono riusciti a scacciare gli assalitori. Ma la paura rimane, anche perché il Carmine, in cui trovano spazio un’importante sezione dell’Anpi e la sede di Radio Onda d’Urto, è una delle culle dell’antifascismo bresciano: questo gruppo di facinorosi sapeva bene il significato peculiare del loro gesto» (leggi anche: Veneto Fronte Skinheads, radiografia dell'associazione).
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Manlio Milani e Lucio Pedroni.
Una galassia, quella dell’estrema destra bresciana, complessa. «Il Veneto Fronte Skinheads è un movimento radicato molto in Val Trompia, che riscuote successo negli stadi, ma che oltrepassa la realtà bresciana per concentrarsi, soprattutto, nel Mantovano», chiarisce Saverio Ferrari, dell’Osservatorio Democratico Sulle Nuove Destre. «Altra cosa, invece, sono i Brixia Blue Boys o, per esempio, Brescia ai bresciani, denunciata, tempo fa, perché alcuni dei suoi esponenti avevano aggredito un corteo della Cgil e il cui capo, Andrea Boscolo, partecipava alle famose cene di Avanguardia Nazionale, assieme a Kim Borromeo e Danilo Fadini, condannati e incarcerati per aver fatto saltare in aria la sede bresciana del Psi, il 3 febbraio 1973». Uno scenario poco rassicurante. «È indubbio che, pure a Brescia, come in tutta Italia, anche a causa del clima politico che stiamo vivendo, i gruppi appartenenti alla galassia neofascista si sentano più protetti e giustificati ad agire», spiega Michele Borra, militante del centro sociale Magazzino 47 e redattore di Radio Onda d’Urto, «ma è necessario affermare come i tentativi di penetrazione nel territorio di queste associazioni, che cavalcano la xenofobia, risultino spesso vani e fallimentari: alle scorse Amministrative hanno raggiunto cifre irrisorie». Brescia, del resto, è una città particolare: ha conosciuto presto, a partire già dagli Anni 80, l’immigrazione e, per questo, «ha sviluppato anticorpi solidi all’odio razziale. Situazioni di convivenza pacifica permangono ormai da tempo, anche grazie allo sviluppo di diversi percorsi sociali: non solo quelli a opera dei movimenti di sinistra, ma anche quelli delle parrocchie e dell’associazionismo cattolico, che arginano le infiltrazioni dei gruppi neofascisti, CasaPound e Forza Nuova in primis».
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Il corteo contro l'apertura della sede di Forza Nuova in via Milano, a Brescia.
IL VALORE SIMBOLICO DELLA LEONESSA
Già, perché CasaPound e Forza Nuova a Brescia hanno una sede: la prima a Costalunga (quartiere di San Rocchino), la seconda in Via Milano, nel quartiere periferico di Fiumicello, in cui si trova proprio Magazzino 47. «I militanti di Forza Nuova chiamano la sede in Via Milano “l’ambasciata”, perché sono convinti che la zona in cui sorge, popolare e meticcia, debba essere ripulita», continua Borra. «Evidentemente, però, hanno fatto male i conti: la loro saracinesca è abbassata sette giorni su sette. Ma Brescia è così: profondamente antifascista, e non dimentica che gli attentatori di Piazza della Loggia appartenevano a Ordine Nuovo». Un pensiero, quello di Borra, che non convince però del tutto Manlio Milani. «Brescia ha una forte tradizione antifascista alle spalle, che vive nelle nostre istituzioni», spiega Milani, «penso, per esempio, alla delibera n. 781 approvata dal Comune, con cui si afferma che per poter usare le sale pubbliche della città bisogna riconoscersi nelle norme e nei principi della Costituzione. Ma quando vedo il riesplodere di certa simbologia e ritualità “nera”, mi chiedo se il nostro Paese abbia capito davvero cosa significhi il fascismo. La nostra città, d’altro canto, ha un valore simbolico importante. È il secondo comune della Lombardia, ha una giunta di centrosinistra (leggi anche: Centrosinistra a Brescia, analisi di un modello vincente) e, in passato, ha vissuto la violenza dello stragismo: cercare di ferire il suo tessuto sociale, che, pazientemente, da quel maledetto giorno del 1974, siamo riusciti a ricucire, sarebbe come dire: “Abbiamo colpito una volta, possiamo farlo di nuovo”».
«TUTTO È SEMPLIFICATO DA UN DANNOSO PRESENTISMO»
Un problema, quindi, che ha a che fare con la storia e con la memoria. «Oggi più che mai, si deve tornare a difendere la democrazia attraverso la partecipazione», conclude Milani. «Il rischio di una messa in discussione del sistema democratico è palese. Ciò anche a causa di un certo linguaggio politico autoritario, presente nel contesto nazionale odierno, che strumentalizza crisi economica e immigrazione, cercando di riproporre parole d’ordine che pensavamo essere ormai state sconfitte. Tempo fa, è stata fatta un’indagine tra gli studenti delle scuole medie superiori. Alla domanda su chi avesse piazzato la bomba a Piazza della Loggia, molti hanno risposo: "Le Brigate Rosse". Bisogna quindi portare avanti una battaglia legislativa, ma anche culturale, evitando di sottovalutare certi episodi. Ma mi rendo conto che è difficile». Il problema, è il ragionamento, è che tutto, ormai, è semplificato «in una sorta di dannoso presentismo: manca un’elaborazione autentica del nostro passato. La storia è densa di complessità e va studiata. Solo così potremo conservare la memoria per trarne i giusti insegnamenti».
https://www.lettera43.it/it/articoli/politica/2018/11/11/brescia-fascismo-brixia-blue-boys-veneto-fronte-skinheads/225192/?fbclid=IwAR0FyMyfsZXXN8-l9bKEta0PTHkslHhO4uijeYUqH78YRmIAnVZNMDPQfcM
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