pubblicato il 9.11.20
Stati Uniti, i 940 "gruppi d'odio" che mettono in stato d'allerta l'Fbi dopo la sconfitta di Trump ·
Non solo suprematisti, skinhead e fanatici religiosi. Nella galassia di movimenti che minacciano un'ondata di violenza per protesta contro il risultato elettorale ci sono anche insospettabili come gli studenti repubblicani dell'Università dell'Iowa e il capo della polizia di un paese dell'Arkansas
09 Novembre 2020
WASHINGTON - “Armiamoci”. “Impicchiamoli”. “Non facciamo prigionieri”. I messaggi stavolta non arrivano da cani sciolti dell’estrema destra o da miliziani che vivono isolati in roulotte con il teschio stampato sul vetro. Ma dagli account social di insospettabili. Uno è quello degli studenti repubblicani di Iowa State University. L’altro appartiene al capo della polizia di un paese di 1300 abitanti in Arkansas. Dopo la vittoria alle presidenziali di Joe Biden si è alzato il livello di attenzione dell’Fbi. Ma a colpire in queste ore non sono i messaggi di odio di gruppi suprematisti e di estrema destra, ma quelli lanciati da persone inserite nel tessuto civile, mentre nei giorni scorsi migliaia di sostenitori di Donald Trump sono scesi in strada per protestare. Il messaggio lanciato dagli studenti di Iowa State University è arrivato poco dopo l’annuncio della vittoria di Joe Biden. “Tutti, vi dovete armare - hanno scritto su Twitter - aspettatevi che questa gente provi a distruggere la vostra vita, le elite vogliono vendicarsi con noi”.
Il presidente di Iowa State College Republicans, Ryan Hurley, sostiene che il messaggio era stato scritto per proteggere il Secondo Emendamento, quello che garantisce il diritto a possedere le armi. “Il nostro spirito - ha aggiunto Hurley. - è difendere questo diritto. Gente malata ha stravolto il messaggio. L’intento non è la violenza”. Lo stesso account, il 28 settembre, aveva postato una foto della democratica Ilhan Omar, somala cresciuta nel Minnesota, accompagnato dal messaggio: “Ci troviamo persone come questa che vengono qui per odiarci, minacciarci e ingannarci. E tempo di #DeporOmar”, deportare Omar. Il giorno dell’Election Day, lo stesso account ha postato l’immagine di Pepe la rana, cartone utilizzato dai suprematisti bianchi in chiave razzista e omofobica. Il messaggio apparso nel weekend ha fatto il giro dei media.
La portavoce di Iowa State, Angie Hunt, ha detto che l’università era a conoscenza del post. “È vietata ogni possibilità che organizzazioni studentesche si armino. Qualsiasi condotta che viola il regolamento verrà perseguito”. A Marshall, Arkansas, il capo della polizia è stato costretto alle dimissioni dopo le proteste per i messaggi di odio che aveva postato sui social. In uno aveva scritto, subito l’annuncio della vittoria di Biden, “morte di democratici marxisti”. E poi: “niente prigionieri, niente sopravvissuti”. In un altro il poliziotto Lang Hollan ha postato l’immagine di alcuni democratici, tra cui Hillary Clinton e Barack Obama, vestiti da carcerati. Sotto, la scritta: “Prego che tutte queste persone vengano impiccate, affogate e pelate. Qualsiasi cosa in meno è inaccettabile”.
L’Fbi monitora i movimenti dei gruppi paramilitari sui social. Le continue accuse, senza prove, di Donald Trump, su “frodi elettorali” potrebbero scatenare atti di violenza ma anche gesti isolati. A San Antonio, in Texas, un gruppo suprematista ha distribuito migliaia di volantini con attacchi a democratici, Black Lives Matter e aborto. A Salem, capitale dell’Oregon, centinaia di trumpiani hanno manifestato nel weekend. Una candidata repubblicana uscita sconfitta dalla corsa per il Senato, Jo Rae Perkins, si è rivolta alla folla lanciando un messaggio: “Mi appello al cielo, abbiamo bisogno di pregare per Trump, per la sua famiglia e per il suo mandato”. Gruppi di Black Lives Matters, dopo la richiesta della polizia, si sono allontanati per evitare contatti. A Sacramento in California, scontri tra sostenitori repubblicani e democratici, ma senza feriti gravi. A Lansing, Michigan, cinquecento trumpiani si sono diretti verso la sede del governo per denunciare i brogli. A Phoenix, Arizona, marcia di protesta nel segno di “Stop the Steal”, bloccate il furto, così come ad Albany, nello Stato di New York, Columbia, South Carolina e Austin, Texas.
Il rischio di violenze è diffuso. Secondo uno studio di Spicenter.org, in Usa ci sono almeno 940 “gruppi d’odio”, tra suprematisti, skinhead e fanatici religiosi. Sono concentrati soprattutto nella parte est. In Pennsylvania sono trentasei, dai suprematisti di “American Freedom Union” agli skinheads di “Blood and Honour Social Club”, dai neo nazi di “Fueuerkrieg Division” al Ku Klux Klan di “East Coast Knights of the True Invisible Empire”. Ventisette in Michigan, quindici in Wisconsin, trentadue in North Carolina. L’Fbi sta monitorando tutti i siti per capire se potrebbe esserci una pericolosa saldatura tra movimenti razzisti e rabbia per la sconfitta di Trump. Lo spettro di una strisciante Guerra civile appare improbabile, ma non è ancora stato allontanato.
https://www.repubblica.it/esteri/2020/11/09/news/stati_uniti_i_940_gruppi_d_odio_che_preoccupano_l_fbi_dopo_la_sconfitta_di_trump-273742718/?ref=RHTP-BL-I272985324-P4-S7-T1
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