pubblicato il 16.01.22
Caso Ludwig, i medici del serial killer alla badante: «Abel non si sveglierà più dal coma» ·
L’uomo, 62 anni, fu condannato con Marco Furlan per 15 omicidi a sfondo neonazista: a settembre subì un incidente in casa. Aveva promesso delle rivelazioni
«Da settembre non ci sono stati miglioramenti, in ospedale dicono che non aprirà più gli occhi, che non c’è niente da fare e non si risveglierà». Nessun miracolo, nessuna luce ancora all’orizzonte per il 62enne veronese Wolfgang Abel, in coma da oltre tre mesi dopo una rovinosa caduta in casa: «Secondo i medici non si riprenderà», rivela con voce scossa al telefono la collaboratrice domestica che assiste la madre di Abel. Mamma e figlio abitavano insieme ad Arbizzano da quando lui era stato scarcerato nel 2009 dopo aver passato in cella 23 anni di reclusione per 15 omicidi di cui si è sempre professato innocente e di cui invece, per gli inquirenti, si macchiò sotto la sigla neonazista «Ludwig» seminando fuoco, morte e terrore tra la fine degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta insieme al complice Marco Furlan, anch’egli condannato e tornato in libertà. Espiata la pena Abel non aveva più fatto parlare di sé: si era chiuso nel silenzio e viveva di ricordi, alquanto schivo ma sempre cordiale con tutti, trascorreva le giornate dividendosi tra i pomodori e il sedano nell’orto davanti a casa, il trattore, la cura delle siepi, un po’ di tv.
Vita da pensionato
Nulla in lui era rimasto delle passate spavalderia e sfrontatezza: ora Abel, tranne qualche sporadica consulenza che talvolta svolgeva come tecnico informatico («perché le cifre — diceva — sono sempre state la mia passione»), conduceva una tranquilla vita da pensionato nella quiete di Arbizzano, con l’anziana mamma assistita da una badante. È stata proprio quest’ultima, la mattina del 9 settembre scorso, a trovarlo esanime sul pavimento della sala e allertare con prontezza il 118. «È stato terribile — ricorda la donna —, lui era privo di conoscenza, ho capito subito che era molto grave». In pochi minuti arrivò l’ambulanza: Abel venne portato con la massima urgenza al Polo Confortini, era in coma, finì in terapia intensiva. «Da allora non si è mai risvegliato» sospira la badante mentre, nelle scorse settimane, le indagini effettuate a titolo conoscitivo dalla Procura hanno confermato la tesi dell’incidente domestico: l’iniziale diagnosi parlava di commozione cerebrale compatibile con una caduta autonoma e sulla dinamica non sono emerse anomalie o aspetti da chiarire.
Segreti da svelare
Una tragica fatalità, dunque, nessun mistero: resta solo da verificare come si evolveranno le sue condizioni cliniche e se davvero non riprenderà mai conoscenza portando via con sé quelle «inedite rivelazioni» che al momento della scarcerazione aveva annunciato di «volere fare appena mi daranno il via libera...Non ho ancora detto tutto — affermò Abel — vorrei fare delle dichiarazioni». Un’allusione alla riapertura delle indagini sul sanguinoso enigma ribattezzato «Ludwig» trapelata dai Ros nel 2012 e sulla quale era poi calato il silenzio? «Mi hanno interrogato, c’è anche dell’altro, segreti che non posso ancora svelare...».
https://corrieredelveneto.corriere.it/verona/cronaca/21_dicembre_28/caso-ludwig-medici-serial-killer-abel-non-si-svegliera-piu-coma-c9419da2-675a-11ec-a96f-dd91b49858a0.shtml
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