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16.03.23 Dax, 20 anni fa l’omicidio. Parla l’avvocato che difese la famiglia
13.03.23 «Saluti romani, odio e camerati: i miei sei mesi da infiltrato nelle cellule neofasciste del Nord»
3.03.23 Gruppo armato anti-Putin penetrato nel confine russo con l'Ucraina - Tra loro il neonazista Denis "White Rex" Nikitin
30.01.23 Il neofascista Roberto Fiore smentito dall’Interpol: “Viveva con Gilberto Cavallini”
25.01.23 L’ex camerata in affari con Fratelli d’Italia e le bastonate ai carabinieri
9.12.22 La nuova ultradestra
18.11.22 Quel filo che dall’Ordine di Hagal arriva a CasaPound
19.10.22 Giorgia Meloni firma la Carta di Madrid di Vox
7.10.22 GRUPPI NEONAZISTI USA
16.09.22 L’Europa nuovamente alle prese con l’avanzata dell’estrema destra
15.09.22 Ultradestra, la galassia nera torinese messa in crisi dall’ascesa di Meloni
10.09.22 Sette decenni di collaborazione nazista: Il piccolo sporco segreto dell'America in Ucraina
28.08.22 Inchiesta su M. 2/3
27.08.22 Antifa - Stati Uniti d'America
17.08.22 Inchiesta su M.
14.08.22 Casa scout sulle colline riminesi nella bufera, "è una colonia fascista". I gestori: "Affittiamo a tutti"
12.08.22 Ucraina. Casapound, Settore Destro e Azov: una lunga storia tra camerati che risale al 2015
4.08.22 La fabbrica della propaganda nera di Giorgia
4.08.22 La Gioventù di Meloni ai ritrovi neonazisti con ultras e pregiudicati
30.07.22 Profonda destra
25.06.22 Eterni fascisti e Russia eterna
27.05.22 Capaci, l’ex pg di Palermo Scarpinato: “In un documento ufficiale del 1992 si parla del coinvolgimento di Delle Chiaie nella strage”

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Informazione Antifascista 1923
Gennaio-Febbraio - a cura di Giacomo Matteotti ·


pubblicato il 11.03.22
I ‘foreign fighters’ neofascisti che combattono in Ucraina
·
Berizzi: “Un pericolo concreto che non possiamo più sottovalutare”

Militanti politici, ultras, picchiatori e mercenari, da Forza Nuova a Casapound ecco l’identikit dei neofascisti che combattono in Ucraina, ma cosa succederà al loro rientro in Italia? L’intervista a Paolo Berizzi: “C’è una rete di reclutatori che seleziona gente da mandare nelle zone del conflitto. Da tempo l’estrema destra europea si sta armando e punta a fare il salto di qualità passando dalla propaganda ai fatti concreti, dalle parole e dagli slogan alle azioni sul campo”

10 marzo 2022

TRENTO. Dal 2014, quando le repubbliche del Donbass proclamarono la loro indipendenza da Kiev, un filo nero unisce l’Italia all’Ucraina. Con il sostegno della Russia di Vladimir Putin le cosiddette repubbliche popolari di Doneck e Lugansk iniziarono un duro scontro con l’esercito ucraino che scelse di schierare anche dei battaglioni composti da volontari accorsi per sedare la rivolta dei separatisti. Fra questi anche il famigerato battaglione d’ispirazione neonazista “Azov” nel quale sono confluite decine di volontari stranieri, fra cui alcuni italiani, appartenenti alla galassia dell’estrema destra neofascista.

Se è vero che tra le fila dei separatisti filorussi estremisti di destra e sinistra si sono trovati a combattere fianco a fianco, con la recente invasione russa dell’Ucraina i servizi segreti segnalano che nuovi elementi, soprattutto neofascisti, si stanno arruolando per combattere con le forze di difesa ucraine.

Si tratta di militanti politici, ultras, picchiatori e veri e propri mercenari, provenienti dall’Italia. Per approfondire questo tema Il Dolomiti ne ha parlato con Paolo Berizzi, giornalista e scrittore inviato de la Repubblica, dove lavora dal 2000 e firma la rubrica quotidiana “Pietre”. Per via della sua attività d’inchiesta sull’estrema destra italiana Berizzi ha subito svariati atti intimidatori, tanto che dal febbraio 2019 vive sotto scorta, unico cronista europeo sottoposto a protezione per minacce neofasciste e neonaziste.

Sabato 12 marzo Berizzi e lo storico trentino Francesco Filippi saranno ospiti dell’Anpi alto Garda e Ledro sezione “Luciano Baroni” che ha organizzato un incontro per presentare l’ultimo lavoro del giornalista “È gradita la camicia nera. Verona, la città laboratorio dell’estrema destra tra l’Italia e l’Europa”. L’appuntamento è alle 20e30 al conservatorio Bonporti di Riva del Garda. Di seguito l’intervista con Paolo Berizzi.

Per iniziare chiederei di inquadrare il fenomeno dei combattenti italiani in Ucraina e nel Donbass…

“Fin da quando è iniziato, il conflitto russo-ucraino ha visto sul terreno, impegnati su entrambi i fronti, sia volontari che mercenari provenienti dall’Italia (oltre che da altre nazioni). Si tratta, a seconda dei casi monitorati dagli analisti e dagli apparati di intelligence, di persone addestrate a combattere, di militanti ideologizzati. Poi, per così dire, c’è una terza tipologia, cioè giovani in cerca di riscatto o di ‘gloria’. Soprattutto nel caso dei ‘militanti’, la partecipazione a un conflitto rappresenta un vanto o una medaglia da giocarsi una volta rientrati in patria. Il Donbass è da anni una ‘palestra’ politica, un campo di formazione e addestramento. Lì c’è uno scenario complesso e articolato. Opposti estremisti, di destra e di sinistra, hanno unito le forze per combattere fianco a fianco accanto alle milizie delle repubbliche separatiste filo-russe. Per quanto riguarda la galassia nera, neofascista e neonazista, va in scena un derby. Forza Nuova sta con Putin e coi separatisti, Casapound con gli ucraini, tra le cui fila c'è anche il famigerato e neonazista Battaglione Azov”.

È possibile stimare la presenza di combattenti italiani in Ucraina?

“Sono una sessantina, secondo l’Antiterrorismo, gli italiani ‘neri’ e ‘rossi’ sul fronte del Donbass. Combattono, come detto, in entrambi gli schieramenti. In totale si stima siano 17mila i mercenari e gli estremisti che hanno risposto al richiamo in Ucraina, provenienti da 50 Paesi diversi. Nei rapporti dell’intelligence vengono definiti ‘foreign fighters’, la stessa definizione usata per chi partiva per combattere con lo Stato islamico (Isis) in Siria”.

Si parla anche della Legione internazionale creata ministero della Difesa ucraino…

“Sì, tutto è partito con un appello su Twitter , il 27 febbraio, del ministro della Difesa Dmytro Kuleba, che invitava volontari stranieri a contattare le missioni diplomatiche straniere dell’Ucraina e dei rispettivi Paesi per raggiungere Kiev e unirsi a una ‘legione internazionale’ per la ‘difesa territoriale’ della capitale ucraina contro l’invasore russo. Il presidente Zelensky ha rilanciato dicendo di avere ricevuto sostegno da parte di decine di Paesi. Si calcola che siano circa 20mila i volontari che hanno aderito all’appello di Zelensky e Kuleba. Sono state fissate anche delle regole di ingaggio. L’arruolamento è aperto a tutti coloro che abbiano o meno esperienza militare, esclusi i cittadini russi. Una volta firmato un contratto con l’attaché militare, le reclute devono procurarsi abiti militari, elmetto e giubbotto antiproiettile. L’ambasciata ucraina fornisce il visto e assistenza per raggiungere Kiev”.

Si può tracciare una sorta di identikit del neofascista che sceglie di andare a combattere all’estero?

“Militanti politici, ultras, picchiatori. Alcuni pregiudicati, altri con vicende personali complesse. Ma per lo più, come rivelato da un’inchiesta (ancora in corso) della Procura di Genova, mercenari. C’è una rete di reclutatori che seleziona gente da mandare nelle zone del conflitto. Sia Forza Nuova che Casapound da anni sono impegnate a ‘sensibilzzare’ i loro militanti sul conflitto russo-ucraino, sebbene su fronti opposti. Aggiungo che da anni esponenti filo-russi e filo-ucraini (anche del famigerato Battaglione Azov) sono ospiti, distintamente, di Forza Nuova e di Casapound in Italia. A riprova di rapporti che si sono rinsaldati nel tempo”.

Uno dei nomi noti è quello di Andrea Palmeri detto il “Generalissimo”, legato alla curva della squadra di calcio della Lucchese e a Forza Nuova…

“Palmeri, neofascista come il suo sodale e camerata Riccardo Cocco (QUI la replica), entrambi di Forza Nuova, è un ex capo ultrà della curva nera della Lucchese ed è ufficialmente latitante. Combatte da anni al fianco delle truppe di Putin in Donbass. I due, Palmeri e Cocco, hanno lanciato una campagna pro-Cremlino e una raccolta fondi sul web per sostenere la guerra in Ucraina. I nomi di Palmeri e Cocco sono finiti nei report dei servizi di intelligence europei e americani. Il 23 febbraio e il 6 marzo scorsi Cocco ha pubblicato due video e il 21 febbraio lui e Palmeri hanno partecipato a una conferenza per sostenere le Repubbliche separatiste con donazioni e atti dimostrativi. Mentre alla vigilia della guerra in Ucraina davanti al Colosseo a Roma è comparso uno striscione, scritto con il classico font neofascista, riportante il monito ‘l’Italia riconosca le Repubbliche del Donbass’. L’idea dello striscione, secondo fonti investigative, potrebbe essere Cocco, che pure secondo la nostra intelligence si trova in Ucraina come Palmeri”.

Che pericolo rappresentano queste persone, qualora dovessero rientrare portando con sé un “bagaglio culturale” di tipo militare e impegnarsi in combattimento?

“Un pericolo concreto e che non possiamo più sottovalutare, come molti hanno fatto in questi anni. Da tempo l’estrema destra europea si sta armando e punta a fare il salto di qualità passando dalla propaganda ai fatti concreti, dalle parole e dagli slogan alle azioni sul campo. Negli Stati Uniti i maggiori rischi per la democrazia, attualmente, sono rappresentati proprio dall’estremismo neonazista-suprematista. L’Europa in questi anni è stata teatro di attentati e azioni sanguinarie opera di estremisti neri, da Utoya in poi. In Italia abbiamo avuto, tra gli altri, Luca Traini responsabile della tentata strage di Macerata. Traini e Anders Breivik sono entrati nel pantheon degli estremisti neofascisti e neonazisti. Sono riemerse con forza pulsioni violente, fascistoidi, razziste da parte di gruppi organizzati di estrema destra che in Europa e in Italia hanno trovato terreno fertile anche grazie alla propaganda xenofoba antieuropeista anti-immigrati e spesso filoputiniana di partiti nazionalisti e ultranazionalisti. Chi va a combattere e torna nel suo Paese diventa un modello per i militanti, e tra i militanti di estrema destra ci sono giovani e giovanissimi più facilmente suggestionabili. Giovani che subiscono il fascino della camicia nera, gradita perché oggi, soprattutto in alcune città come Verona, la camicia nera ‘fa figo’, va di moda. Fa brutto, ti fa sentire un soldato politico. Sì, un soldato come quelli che poi magari vanno a combattere in Ucraina”.

https://www.ildolomiti.it/societa/2022/i-foreign-fighters-neofascisti-che-combattono-in-ucraina-berizzi-un-pericolo-concreto-che-non-possiamo-piu-sottovalutare

documentazione
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