pubblicato il 25.04.22
Predappio Ignorato il corteo per la morte del duce ·
Gli organizzatori della manifestazione a Predappio: "Non ci spieghiamo così poca gente". Vietati i saluti romani, ma in tre disubbidiscono
Non si era mai vista così poca gente a una manifestazione per Benito Mussolini al cimitero di Predappio, come si è verificato ieri in occasione del 77° anniversario della sua morte, organizzata dall’Associazione Arditi d’Italia di Ravenna. Per gli organizzatori c’erano cento persone, per le forze dell’ordine 60-70. Perplessi e increduli perfino gli organizzatori, i simpatizzanti, i titolari dei negozi di gadget e gli operatori turistici. Spiega Mirco Santarelli degli Arditi di Faenza e responsabile dell’iniziativa: "Non so spiegarmi così poca gente. Molti sono rimasti a casa ingannati dalla brutte previsioni meteo. Ma una spiegazione più complessa e profonda potrebbe derivare da fatto che da alcuni anni noi Arditi abbiamo cercato di eliminare dal corteo e dalle nostre manifestazioni i personaggi troppo folcloristici, che erano utilizzati dai mass media per metterci in cattiva luce, definendosi nostalgici e pittoresche camicie nere. In poche parole, abbiamo cercato di emarginare, se non eliminare, le pagliacciate".
Alla domanda se gli Arditi hanno emarginato anche i partecipanti di Forza Nuova, si fa avanti uno di loro, Marco Mainetti, agricoltore di Castelbolognese, in passato anche consigliere comunale nel suo Comune nelle file di Forza Italia: "Sono un sostenitore di questo movimento, non per le cose violente che qualcuno commette, ma per il suo spirito di Nazione e perché mi piace il suo programma: Dio, patria e famiglia".
Ma veniamo al corteo. Già verso le 10.15, un quarto d’ora prima della partenza, la delusione si legge sui volti degli organizzatori: in piazza Sant’Antonio ci sono più poliziotti e forze dell’ordine che manifestanti. Santarelli e l’ausiliaria Susanna Cortinovi di Bergamo, in camicia nera e cravatta tricolore, fanno presto a mettere in ordine le poche decine di partecipanti. Alle 10.30 in punto si parte con la polizia che fa da apripista.
Al piazzale del cimitero si uniscono un paio di decine di visitatori. Vengono lette le preghiere di rito. Poi Santarelli va al microfono: "Siamo pochi, perché i più sono stati spaventati dalle previsioni meteo". Poi va al sodo: "Il duce vive nella nostra memoria, anche se ancora molti lo stanno uccidendo. Un esempio? Al teatro Argentina di Roma va in scena lo spettacolo ‘Caterina e la bellezza di uccidere i fascisti’".
Se la prende quindi con Draghi che ha inflitto le sanzioni "a chi ci fornisce il grano", mentre Mussolini aveva inventato "la campagna del grano e ci aveva dato l’impero". Si conclude con i saluti al duce, raccomandando di portare la mano al cuore. Solo tre su cento non resistono alla tentazione dei saluti romani.
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