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Brescia: Molotov contro Magazzino 47, tre arresti.
indymedia
Molotov contro il Centro sociale di Brescia Magazzino 47: e’ dell’ultima ora la notizia di tre arresti scattati ad opera degli agenti della Digos bresciana nei confronti di altrettanti giovani. I tre, a quanto si e’ appreso, avrebbero tutti tra i 20 e i 25 anni e militerebbero nell’area di Forza Nuova. Il gip del tribunale di Brescia Eliana Genovese per loro avrebbe disposto gli arresti domiciliari. Per ora non e’ dato sapere di piu’, in quanto l’indagine, in base alle prime sommarie informazioni, sarebbero tuttora in corso. Ne figurerebbe titolare il pm Paolo Guidi.
L’attivita’ investigativa risale all’attacco avvenuto la notte tra il 3 e 4 marzo quando mani sconosciute avevano scagliato tre bottiglie incendiarie contro gli autogestiti di via Industriale in citta’. Il peggio fu evitato solo grazie alla presenza di una persona che proprio quella sera aveva deciso di dormire al Centro: svegliatosi in tempo riusci’ a non far estendere le fiamme.
da radio popolare
Il sindaco Paolo Corsini e’ sotto scorta a causa di minacce di morte provenienti da ambienti dell’estrema destra. Si suppone un legame con i procedimenti a carico di 3 militanti di Forza Nuova
corriere
Dopo gli arresti e le intercettazioni che hanno svelato farneticanti progetti dell’eversione nera.
BRESCIA – Farneticazioni agghiaccianti, ma senza radici né futuro: Brescia reagisce con fermezza, ma senza enfasi, alle indiscrezioni dell’inchiesta della Digos che, indagando su un attentato incendiario al centro sociale Magazzino 47, ha smascherato, sul filo delle intercettazioni telefoniche, quella che viene definita una «cellula embrionale» dell’eversione nera, desiderosa del «salto di qualità», progettando attentati a politici di spicco e istituzioni. «C’è da restare esterrefatti per il linguaggio e i propositi di questi ragazzi – commenta Manlio Milani, presidente dell’Associazione vittime della strage di piazza Loggia – ma la città non è quella di trent’anni fa. Non lo è il Paese. Non vedo un disegno antidemocratico globale come allora, semmai la tendenza a delineare un nemico per superare l’insicurezza che affligge il mondo giovanile». Dribbla il sindaco Paolo Corsini, diessino, sotto scorta full time da settimane, bersaglio privilegiato nelle conversazioni finite nel dossier dell’Antiterrorismo: «Ho altro in testa e in agenda – sbotta – non ho mai disdetto impegni e intendo continuare così. Nessun cambiamento di programma, ferie comprese». Partenza domani, per una meta top secret, con al seguito famiglia… e scorta. «Non mi sono mai sentita in pericolo – confida Laura Castelletti, presidente del consiglio comunale, dello Sdi, indicata come potenziale obiettivo assieme al collega di partito Guindani, assessore alla vigilanza, per i quali il Comitato per la sicurezza, ha disposto una sorveglianza «morbida».
«Ho semmai temuto di trovarmi in situazioni spiacevoli con le mie bambine – dice – da mamma penso ai genitori di quei ragazzi. Sono angosciata anche per loro. Nessuna sottovalutazione, certo, ma va preso atto che fortunatamente il dialogo politico, anche tra gli opposti schieramenti, è conquista consolidata a Brescia».
Concorda Stefano Saglia, parlamentare di An, pure lui nel mirino dei seguaci del «nero» Giusva Fioravanti che progettavano di fondare i «nuovi Nar», ovvero i nuclei armati rivoluzionari: «Il giudizio politico su chi predica razzismo, odio e violenza non può che essere di ferma condanna – sottolinea Saglia -; credevo si limitassero a fare scritte sui muri e scopro invece che farneticavano anche a voce. Fortunatamente tra il dire e il fare c’è una bella differenza. È tutto grave, ma attenzione: bisogna evitare la caccia al mostro». C’è attesa per gli sviluppi dell’inchiesta che chiarirà il grado del pericolo sventato dalla Digos: «Polizia e magistratura hanno saputo lavorare nel silenzio con decisione e tempismo – aggiunge Manlio Milani – anche in questo sta la differenza rispetto a trent’anni fa, quando analoghi fenomeni furono non solo sottovalutati, ma coperti o addirittura alimentati».
BRESCIA – Solo parole. Gli avvocati difensori dei tre studenti della Brescia bene finiti nel mirino della Digos dopo l’attentato incendiario al Magazzino 47 non hanno dubbi: quest’inchiesta finirà in una bolla di sapone. «Ragazzate», insomma. Tanto più che anche la paternità di quel lancio notturno di tre molotov va rivista: il più giovane del trio non c’era. Ha un alibi di ferro: quel 4 marzo si trovava a Roma, in gita scolastica. A inguaiarlo era stata la dichiarazione del più grande che parlando con uno sconosciuto aveva detto: «C’eravamo io, tizio e suo fratello”. Parole in libertà smentite dai fatti. A dimostrazione – sostengono le difese – di come quelle conversazioni debbano essere prese con le pinze. Ieri i tre studenti (due fratelli di 19 e 21 anni accompagnati dall’avvocato Scapaticci e il loro amico di 22 anni difeso dai legali Chiodi e De Leo) sono comparsi davanti al gip che ha contestato loro l’accusa di preparazione e utilizzo delle molotov. Supplemento di interrogatorio invece per il più grande del gruppo, ascoltato anche dal magistrato Paolo Guidi sulle inquietanti conversazioni intercettate dalla Digos.
Brescia, 21:41
MOLOTOV CONTRO CENTRO SOCIALE: REVOCA ARRESTO 18ENNE INDAGATO
E’ libero il 18enne bresciano arrestato la scorsa settimana dalla Digos di Brescia nell’ambito dell’inchiesta seguita all’attacco incendiario contro il centro sociale ‘Magazzino 47’ in citta’.
Il gip del tribunale di Brescia, Eliana Genovese, ha accolto l’istanza di revoca degli arresti domiciliari ai quali il giovane era sottoposto insieme al fratello di 20 anni e a un altro ragazzo di 21, pure finiti in manette con l’accusa di aver scagliato bottiglie molotov contro gli autonomi. A presentarla, il legale Alberto Scapaticci che ha potuto dimostrare come il suo assistito la notte tra il 3 e 4 marzo, quando appunto ebbe luogo l’attacco, fosse in gita scolastica a Roma. I tre, vicini all’area di Forza Nuova, rimangono comunque indagati per terrorismo. A coordinare l’inchiesta e’ il pm Paolo Guidi.