pubblicato il 14.11.17
Cento Forza Nuova omaggia il gerarca fascista legato all’eccidio del Castello - (ma che forse fu ucciso dai suoi stessi camerati) ·
Cento. Forza Nuova rende onore al federale fascista Igino Ghisellini a 74 anni dalla sua uccisione, avvenuta il 13 novembre 1943. Un omaggio inquietante al capo delle camicie nere ferraresi, il cui nome è legato drammaticamente all’eccidio del Castello. Due giorni dopo il suo assassinio, infatti, i fascisti uccisero undici antifascisti ferraresi come feroce rappresaglia davanti al muretto del Castello Estense. Dal massacro del 15 novembre nacque l’espressione fascista “Ferrarizzare l’Italia”.
La lunga notte del ’43, come intitolata nel celebre film di Vancini sul racconto di Bassani, segna una pagina buia della nostra storia. Una pagina tragica che oggi viene celebrata pubblicamente, con tanto di benedizione del prete, dal movimento di estrema destra.
I militanti della sezione centese di Forza Nuova – insieme a una delegazione bolognese dell’Anai (associazione nazionale Arditi d’Italia) – si sono trovati domenica nel cimitero di Buonacompra, davanti alla tomba di famiglia dove riposano i resti di Ghiselllini, per “rendere omaggio, a pochi giorni dall’anniversario della sua morte a quest’uomo, eroe della prima guerra mondiale, ormai dimenticato da tutti solo per aver creduto e mantenuto fede ai suoi ideali”.
I suoi ideali provocarono una strage in cui persero la vita Emilio Arlotti, Mario Zanatta, Vittore e Mario Hanau, Giulio Piazzi, Pasquale Colagrande, Ugo Teglio, Alberto Vita Finzi, Cinzio Belletti, Antonio Torboli e Girolamo Savonuzzi. Ma i militanti di estrema destra riservano solo parole di elogio al “federale di Ferrara del Partito Fascista Repubblicano e al contempo comandante della 75 Legione Mvsn “Italo Balbo”, ucciso brutalmente con sei colpi di pistola la sera del 13 novembre 1943 a Castello d’Argile dall’odio antifascista”.
“Volontario nella prima guerra mondiale, fu nel 1916 ufficiale degli arditi, ferito tre volte, è sempre tornato al fronte, decorato con tre medaglie d’argento al valor militare, un vero e proprio patriota – commentano i militanti Fn -. Prese parte, come volontario nel 1936 alla guerra d’Etiopia e nel 1938 alla guerra civile spagnola. Partecipò alla seconda guerra mondiale assieme alla Mvsn, sul fronte jugoslavo”.
La sua storia si intreccia anche con la politica locale. “Nel 1922 fu eletto consigliere comunale a Cento e nel 1929 divenne segretario di partito a Casumaro, per approdare infine a Ferrara con la carica di federale – ricordano i militanti di estrema destra -. Sempre in questi anni prese anche due lauree, una in medicina veterinaria e una in farmacia e chimica”.
Ma l’encomio non finisce qui. “Uomo impegnato su tutti i fronti, dalla vita politica, alla difesa del suolo patrio nei ranghi nel regio esercito prima e poi in quelli della milizia – lodano da Forza Nuova -. Un uomo nobile d’animo, sempre pronto ad aiutare i membri della sua comunità. Non ha mai rinnegato le sue scelte ed è stato sempre coerente e fedele alla sua linea di pensiero fino al giorno del suo assassinio”.
Un messaggio preoccupante che dovrebbe provocare reazioni di sdegno da parte di chi non vuole dimenticare la brutale notte del ’43. L’indignazione che si sollevò nel 2008 quando l’allora consigliere Antonio Baroni propose di intitolare una via di Cento al gerarca fascista. L’atto passò con i voti di An, del sindaco e del gruppo di centrodestra ma dopo le “diverse espressioni di sdegno dei cittadini centesi e ferraresi” e le “manifestazioni di contrarietà espresse da altri Comuni dell’Alto Ferrarese”, il consiglio comunale revocò l’intitolazione. Una condanna che ora si è fatta più silenziosa.
http://www.estense.com/?p=653306
"La matrice partigiana (del''uccisione), tuttavia, non è stata recepita come autentica da una parte degli storici, che non ritengono probante, tra gli altri elementi, l'articolo de l'Unità esibito da Pisanò. Secondo quanto riportato da Mimmo Franzinelli, la stessa Federazione fascista locale, in via riservata, diresse le indagini sul delitto seguendo anche la pista della faida interna ad ambienti fascisti, mentre la vedova si disse certa che l'assassino fosse "persona a lui nota, altrimenti non sarebbe riuscita a salire sull'automobile", mentre si affacciò anche la pista di un delitto passionale. Secondo altre ricostruzioni, l'omicidio sarebbe stato opera di qualcuno tra i suoi stessi camerati, per disaccordi sulla sua nomina a federale. Questi, chiesto un passaggio sulla sua auto, gli avrebbe sparato durante il tragitto: questa tesi prende corpo in quanto pare che il Ghisellini sia stato ucciso da un colpo a bruciapelo ma la situazione non appare però chiara in quanto in realtà furono sei i colpi andati a segno.
Nell'immediato dopoguerra, fu celebrato un processo che imputò l'omicidio ad una faida interna al fascismo locale. Conclusioni che Gianni Oliva fa proprie, come anche Mimmo Franzinelli. Sulla stessa linea si pone Aurelio Lepre. Renzo De Felice si limita a riferire le opposte versioni senza personalmente prender partito."
https://it.wikipedia.org/wiki/Igino_Ghisellini
iniziative_fasciste
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