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Da AprileOnLine
Discriminazione sessuale: mettiamola al bando
Marzia Bonacci, 14 dicembre 2006
Interviste
Abbiamo parlato con Titti De Simone della necessità di una norma che ponga fine alla xenofobia e alla violenza verso coloro che compiono scelte sessuali da molti considerate ancora come devianze. Proprio lei infatti, insieme ad altri colleghi, ne ha presentato i principali fondamenti con una conferenza stampa a Montecitorio
La sua colpa è quella di essere lesbica. Una colpa grave, almeno per coloro che le hanno inciso sul cofano della sua auto la scritta “e ora muori”, firmandola con la sigla F.N (Forza nuova). Altrettanto grave per coloro che invece qualche giorno fa le sono entrati in casa, devastandola e sporcandola con escrementi e liquido seminale. Da due anni Doriana, bresciana, non conduce più una vita normale, privata perfino del saluto dei suoi vicini di casa, del sostegno dei colleghi sul posto di lavoro, dell’appoggio delle istituzioni incapaci di assicurarle l’assistenza necessaria che merita.
Di situazioni come quella di Doriana, denuncia il gruppo di Rifondazione comunista alla Camera, ce ne sono molte. Troppe. Per questo appare necessario che il governo acceleri l’ approvazione delle nuove norme contro la discriminazione sull’orientamento sessuale e per l’estensione degli effetti della legge Mancino ai reati di omofobia. Una proposta che è stata pubblicizzata in una conferenza stampa organizzata oggi pomeriggio a Montecitorio, dove hanno partecipato Luca Trentini dell’Arcigay, i deputati del Prc Titti De Simone e Wladimir Luxuria, e il diessino (e presidente onorario di Arcigay) Franco Grillini.
Proprio con Titti De Simone abbiamo parlato del fenomeno dell’omofobia e della transfobia, della necessita di contrastarlo con azioni politico-legislative ma anche con una seria campagna culturale. E dell’offensiva teodem proveniente da sinistra, che rischia di inficiare la nobile battaglia per i diritti civili e le libertà sull’altare del progetto partitico che ora anima Ds e Margherita.
Questa estate una serie di aggressioni e intimidazioni ai danni di omosessuali, in un caso addirittura degenarati in stupro verso una donna toscana lesbica, hanno drammaticamente riportato all’attenzione pubblica e politica il tema della discriminazioni sessuale. Esiste un’emergenza sociale in questo senso secondo te o sono solo sporadici episodi figli dell’ignoranza?
Sicuramente c’è sempre stato un fenomeno sociale avvolto dal silenzio e dall’invisibilità, forse anche dalla vergogna, per cui nel passato violenze fisiche e psicologiche verso omossesuali e transessuali non emergevano alle cronache e quindi di fatto non si sono imposti alla nostra attenzione. Il lavoro dei movimenti in questi ultimi 15 anni, la battaglia del parlamento sugli strumenti legislativi, l’attività del sindacato hanno fatto emrgere uno spaccato drammatico della violenza e dell’odio che c’è verso le persone omosessuali e transessuali. Un sentimento dettato chiaramente dall’ignoranza e dal pregiudizio omo e transfobico che è ancora presente in alcuni spezzoni della società.
Negli ultimi anni poi si è assistito ad una recrudescenza del fenomeno, alimentata anche da un clima politico che non ha aiutato a superare questo genere di subcultura: l’Italia è l’unico paese europeo dove non esistono leggi che riconoscano le persone omosessuali, che contrastino le discriminazioni che subiscono, che ricoscano loro diritti. A questo si aggiunge il fatto che nel nostro paese è attiva una destra violentemente omofobica e un’estrema destra xenofoba e nazista (Forza Nuova, è un nome per tutti) che hanno fatto di questo attocco alle persone omosessuali e transessuali un elemento di bandiera della propria iniziativa. Tutto questo ha riacceso una certa aggressività nei confronti delle persone omosessuali e transessuali. Del resto, più è forte la loro visibilità e la loro posizione, più è violenta la reazione xenofoba nei loro confronti.
Bisogna aprire un processo politico-culturale che vada verso la censura di questo tipo di comportamenti.
Qual è il senso e il contenuto della vostra proposta di legge antidiscriminazione sessuale?
La nostra proposta aspira ad estendere la legge Mancino (legge contro il razzismo e xenofobia che sanziona anche penalmente questo atteggiamento discriminatorio e persecutorio) ai reati dettati dall’odio omofobico e transfobico perchè è doveroso che ci sia una censura sociale verso questi comportamenti persecutori. D’altra parte è necessario, perchè le leggi da sole non esauriscono il problema, che si attivino processi culturali capaci di condurre ad una serie di riforme nel campo dei diritti civili che contribuiscano al superamento di atteggiamenti discriminatori.
A questo si affiancano altre proposte come l’approvazione di una legge antidiscriminazione e di una che riconosca le coppie di fatto, per metterci in linea con la legislazione europea, molto più avanzata della nostra.
L’ultimo caso denunciato oggi alla Camera della giovane lavoratrice bresciana omosessuale è un filo rosso che si lega allo stupro estivo di cui parlavamo prima. Esiste verso le donne lesbiche una doppia forma perversa di odio e dunque di violenza, che deriverebbe dalla doppia condizione di esseri femminili e di omosessuali?
Sicuramente c’è una doppia violenza in quanto donna e in quanto lesbica. In quanto donna perchè, come testimoniato dalla giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il tema è di drammatiche proporzioni, inscritto nelle radici culturali che l’autonomia e la rottura femminile tendono a distruggere a danno di modelli patriarcali e maschili. In quanto omossessuale per il desiderio di cancellarti, di violarti per la tua disobbedienza che diviene radicalissima perchè duplice. Non casualmente, questa doppia violenza in Versilia, l’estate scorsa, è stata dichiarata inequivocabilmente: ti facciamo violenza non solo perchè sei donna, autonoma, ma perchè sei anche omossessuale.
Di fronte a questo purtroppo gli strumenti giuridici, politici e culturali sono ancora inadeguati. Bisogna avviare un lavoro profondo che coinvolga scuole, nuove generazioni, istituti sociali nello sforzo comune di costruire anticorpi culturali che contrastino questi fenomeni.
Forse anche in parlamento ce ne sarebbe bisogno visti gli ultimi episodi non proprio gloriosi…
Anche in parlamento, certo. Ma purtroppo dalle istituzioni mi sembra che non provenga nessun segnale di apertura in tale senso. Purtroppo sono pessimista: quello che sta succedendo intorno al dibattito sulla legge delle coppie di fatto è emblematico, e deve indirizzarci a rilanciare l’impegno sui diritti civili, perchè altrimenti temi come divorzio breve e superamento della legge 40 rischiano di rimanere irrisolti. Il fatto che ci sia l’Unione al governo non da niente per scontato sul tema del riconoscimento dei diritti civili.
Come stavi ricordando, il tema della discriminazione sessuale non può non rientrare nella generale partita, tanto discussa oggi, della estensione e del riconoscimento dei diritti: coppie di fatto ed eutanasia sono gli argomenti che stanno impegnando l’agenda e il dibattito politico-parlamentare ma anche della società. Si potrà arrivare secondo a te a norme e leggi veramente progressiste che finalmente sciolgano questi nodi senza giocare al ribasso con le componenti cattoliche che, anche a sinistra, condizionano prepotentemente il dialogo; oppure siamo destinati a raggiungere accordi che in concreto scontenteranno coloro che chiedono risposte in materia di diritto?
Io sono molto preoccupata e ritengo che si debbano contrastare apertamente posizioni che ci sono anche all’interno dell’Unione e che puntano a farsi dettare la linea dal Vaticano su questioni etiche che invece interrogano la politica profondamente. Bisogna capire in che tipo di società vogliamo vivere, se in una società repressiva e arretrata sul terreno dei diritti civili, oppure se vogliamo avviare un processo di riforma. I segnali che provengono dal dibattito politico non sono rassicuranti, ogni volta si impongono steccati ideologichi che impediscono di affrontare le questioni nel merito, affrontando concretamente problemi che riguardano la vita di uomini e donne in carne ed ossa. Sulla base di primati ideologici, di una gerarchia di valori che si vuole imporrre, di un’idea di stato etico che detta comportamenti, si cancella il principio della responsabilità individuale e dell’autodeterminazione delle persone.
Questo atteggiamento ideologizzato ha caratterizzato soprattutto la destra, però anche parti dell’Unione sono coinvolte nella deriva integralista e di uno stato etico. L’operazione teodem è chiara e altrettanto chiaramente va contrastata attraverso la costruzione di un movimento forte a cui dovremmo nei prossimi mesi lavorare tutti, con l’intento di indire una grande manifestazione nazionale che abbia il tema delle libertà e dei dirtti civili il suo punto fondante di riferimento. La società può infatti indirizzare l’azione del parlamento e del governo.
Senza questa iniziativa potremmmo non avere una legge sulle coppie di fatto perchè il rischio del ribasso è altissimo, visto che teodem e Rutelli mirano ad espellere questo punto dal programma dell’Unione per rimetterlo nelle mani del parlamento, risolvendolo sul profilo privatistico e non più pubblicistico, come noi vogliamo. Il tentativo di sacrificare sull’altare del partito democratico, in virtù di una convergenza che si deve ottenere fra le sue due anime (quella laica e quella più sensibilizzata in senso confessionale), rischia infatti di sacrificare le battaglie di grandi civiltà che pure sono portate avanti dalla società, sicuramente più avanti del parlamento e del governo.
A destra la xenofobia sessuale è un fiume non troppo sotterraneo che scorre copiosamente. A sinistra esistono ancora atteggiamenti discriminatori verso orientamenti sessuali considerati ‘diversi’?
No, discriminazione non credo proprio perchè anzi si è imposto uno sdoganamento forte del tema omossessuale e transessuale in politica: l’elezione in parlamento di Wladimir Luxuria e la designazione alla carica di governatore della regione Puglia di Nichi Vendola sono eventi che sono fortunatamente in linea con quanto accade nel mondo. La sinistra ha compiuto dunque passi importanti.
C’è però un altro ordine di problema, che è quello di continuare a relegare questo tema dei diritti civili nell’ ambito della libertà di coscienza anzichè sussumerlo sul terreno della politica. Questo è il frutto di un retaggio culturale che viene da una certa impostazione che la sinistra ha avuto in passato. I diritti civili non sono solo temi che interrogano l’etica individuale e la libertà di coscienza, ma sono parte importante di una battaglia complessiva di progresso e civiltà, sono espressione di un modello di società in cui vogliamo vivere.
Ecco proprio il rischio di lasciare predominare una cultura ortodossa dei processi sociali, chiusa in una loro visione lavorista, dove le culture critiche vengono ancora vissute come elementi marginali, va contrastata. I diritti sociali stanno insieme ai diritti civili, è impossibile pensare ad un processo di riforma sociale che non cammini insieme alla conquista delle libertà individuali. Oggi, di fronte alle ingiustizie prodotte dal neoliberismo e dalla globalizzazione, la necessità di mettere al centro dell’alternativa di società il grande tema della uguaglianza e della liberazione è centrale: uguaglianza e liberazione stanno insieme, non sono scindibili, come il terreno sociale non è scindibile da quello individuale.